Il libro nasce da una richiesta del Centro Astalli, che ha voluto una scrittrice per raccontare la storia Brigitte, infermiera trentottenne partita dal Congo e lasciata alla stazione Termini di Roma senza alcuna informazione. "Ci siamo resi conto che non era più sufficiente lasciare la descrizione dei migranti alla cronaca, ma era importante restituire queste persone al pubblico, e chi meglio di uno scrittore può fare incontrare un lettore con un rifugiato", ha spiegato Padre Camillo Ripamonti, direttore del Centro Astalli. "Questo libro è un incontro di incontri".
Un percorso, quello che ha portato alla scrittura del libro, non facile. "Io non sapevo all'inizio come farlo, ma non volevo che fosse un libro di testimonianza e non volevo limitarmi a riportare la storia di qualcun'altro", ha raccontato Melania Mazzucco. Volevo riuscire a trasmettere che questa storia non ci è estranea". Un racconto che ha richiesto tempo, pazienza, e che ha affrontato molte difficoltà, a partire dal linguaggio. Grazie al corpo, ai silenzi, ai momenti di alienazione, "è passata la storia, e in questa storia c'è lei e ci sono io".
Nel libro infatti non si riporta semplicemente la storia di Brigitte, ma quella di Melania Mazzucco che incontra Brigitte, che vive insieme a lei la sua esperienza in Italia e scopre il suo "buco nero", la sua vita in Africa. "È stato come ricostruire un puzzle infranto", ha spiegato la scrittrice. "Ho fatto un'esperienza straordinaria e credo irripetibile, ma mentre mi confrontavo con Brigitte mi sono resa conto che era un viaggio reciproco, che ha arricchito e illuminato entrambe. La nostra sfida è quella di respirare il nostro tempo e provare a raccontarlo, è l'essenza stessa di uno scrittore", ha aggiunto.(ANSAmed).