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Migranti: rimpatri volontari, 'finora solo 10% di quelli previsti'

Cir, programmi per rientro assistito sono poco conosciuti

19 aprile, 18:29

Il ghanese O. D. viveva a Parma. Partito il 10 marzo 2015, ha aperto in patria un’officina Il ghanese O. D. viveva a Parma. Partito il 10 marzo 2015, ha aperto in patria un’officina

(di Stefano Intreccialagli)

ROMA - Dall'inizio dei cinque progetti di ritorno volontario assistito finanziati dal ministero dell'Interno nel 2016, "finora siamo a una media complessiva del 10-12% di partenze rispetto al target previsto", pari a circa 3 mila rimpatri volontari. Lo denuncia il Consiglio Italiano per i Rifugiati (Cir), uno dei cinque enti che a maggio del 2016 hanno vinto il bando per l'assegnazione dei finanziamenti da parte del Fondo Asilo, Migrazione e Integrazione Fami 2014-2020 per realizzare progetti di ritorno volontario assistito e reintegrazione per i migranti presenti in Italia.

"Si tratta di un dato preoccupante", commenta Elisabetta Tuccinardi, responsabile del progetto di rimpatri volontari del Cir. I progetti durano 18 mesi, "dovrebbero terminare a marzo 2018 e garantire almeno 6 mesi di monitoraggio nel Paese originario, quindi i rimpatri dovrebbero essere conclusi prima di quella scadenza".

Il problema principale di questi numeri bassi dipende dalla "scarsa informazione": trattandosi di una misura che si attiva con la manifestazione di volontà dello straniero, "la conoscenza è fondamentale".

Tuccinardi spiega infatti che "la rete informativa nazionale, che avrebbe dovuto accompagnare i progetti, è stata assegnata all'Organizzazione internazionale per le migrazioni Oim per il prossimo triennio solo un mese fa e non è ancora attivata. Anche se la attivassero a maggio sarebbe comunque un anno dopo l'inizio dei progetti". Quella del ritorno volontario assistito "è una misura spesso sconosciuta anche dagli operatori". Inoltre, "le persone che hanno ricevuto un decreto di espulsione successivamente non ottemperato non possono accedere alla misura", e i migranti irregolari "che potrebbero accedervi spesso non conoscono l'esistenza dell'istituto".

Un altro problema rilevante è la durata dei progetti: "spesso i frutti del lavoro si vedono su un tempo più ampio rispetto al periodo in cui è attivo il progetto. Per funzionare dovrebbe essere perenne, sempre attivo, per fare in modo che tutti possano realizzare un ritorno con i loro tempi".

"Dopo questi risultati - aggiunge Tuccinardi - si pensa che le intenzioni del governo siano quelle di rendere il sistema più stabile e duraturo".

Oltre al Cir, anche Cies onlus, Oim, l'ong Gruppo Umana solidarietà Gus e il comune di Giugliano in Campania hanno vinto il bando per i progetti di ritorno volontario assistito, per una cifra complessiva di circa 11.6 milioni di euro di risorse del Fami. "Una percentuale dei fondi viene inizialmente erogata agli enti per le spese iniziali. Il resto è dato a rimborso", conclude Tuccinardi. "Si ipotizza che, di fronte ai numeri bassi, verrà effettuata una proroga temporale dei progetti con gli stessi fondi, per permettere di raggiungere gli obiettivi prefissati". 

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