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Con gli occhi dei bambini, i nuovi film su profughi da Siria

Presentati al Giffoni Festival del Cinema per ragazzi

17 luglio, 12:09

(di Francesco Tedesco)  Napoli - Lean è allegra, vivace, socievole. Ha tre anni e viaggia attraverso l'Europa, muovendosi tra migliaia di migranti e di agenti di polizia che li trattano in maniera brutale. E' il suo viaggio il punto di vista del documentario "69 minuti di 86 giorni", che il regista Egil Haaskjold Larsen porta alla Giffoni Experience, il festival del cinema per ragazzi che si apre oggi nella località in provincia di Salerno. Lo sguardo di Giffoni si apre come ogni anno, la rassegna è alla 47ma edizione, sul mondo e sul Mediterraneo, in particolare, e in questa edizione uno sguardo  è dedicato alla crisi dei migranti, raccontata però dal punto di vista dei bambini. Una scelta inevitabile negli anni in cui, secondo l'Unicef, un bambino siriano su tre non ha mai vissuto nulla di diverso dalle guerre e dalle migrazioni. Ed è particolarmente toccante lo sguardo di Lean, la protagonista di "69 minuti di 86 giorni", opera prima del regista norvegese che racconta la storia vera della famiglia Kanjo, partita dalla Siria con l'obiettivo di raggiungere alcuni parenti che vivono in Svezia, a Uppsala. Il loro viaggio durerà 86 giorni, dal Medio Oriente, alle coste della Grecia, da una tendopoli improvvisata ai campi recintati dell'Est Europa tra la neve e le porte sbarrate. Un calvario che Larsen mostra praticamente senza voce, uando laa musica, le parole di Lean che si mischiano ai pianti degli altri bambini. La piccola ride, dà forza con la sua allegria ai due genitori, ma si trova anche stretta in treni affollati, chiusa in campi in cui c'è scarsità di cibo e fa freddo. Lean, soprattutto, cammina, sovrastata da centinaia di altri migranti, tenendo sempre la mano del padre e colpisce lo spettatore cantilenando il suo "I want to go home", sospeso tra una casa, quella siriana, che non avrà più, e una nuova casa che non sa se riuscirà mai a raggiungere. L'opera verrà proiettata il 16 luglio ed è stata già premiata in alcuni festival in Canada e in Norvegia. Sono sette i bambini dal cui punto di vista racconta invece la guerra civile in Siria e la migrazione il regista argentino Hernan Zin che porta a Giffoni il suo documentario "Born in Syria" che parte dal dato secondo cui dall'inizio della guerra civile in Siria, circa 4 milioni di siriani hanno dovuto abbandonare il loro Paese per sfuggire alla violenza e oltre metà di essi sono bambini. "Ho sentito la necessità - spiega Zin - di umanizzare i numeri che vediamo ogni giorno nei titoli delle news. Dare loro nomi. Rimuovere la tirannia del qui e ora per approfondire e dare una voce alle loro storie e inserirle in un contesto". Le sette storie di bambini di "Born in Syria" narrano il viaggio dei piccoli siriano che sopportano la violenza delle mafie, la crudeltà del mare, l'incertezza del futuro con appena una maglietta addosso, solo per arrivare alla sospirata destinazione e cominciare una nuova odissea: l'integrazione in una terra che per molti si rivela ostile. Ma nelle sue storie ci sono anche le piccole vittorie, l'innocenza, il coraggio e la speranza che aiutano a comprendere meglio cosa significhi nascere in Siria. Zin richiama ancora una volta i numeri ma anche l'impatto sulla vita quotidiana della lunga guerra civile siriana: "Il 40% delle vittime del conflitto - spiega - ha meno di 18 anni. L'altra crudele realtà per i bambini siriani è la durata del conflitto: già cinque anni di guerra per le aree maggiormente coinvolte. E questo significa cinque anni senza accesso all'assistenza sanitaria, all'istruzione e a servizi di base come elettricità e acqua corrente".

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