Modera: Stefano Mentana, The Post Internazionale, coordinati da Vincenzo Sparviero, Gazzetta del Mezzogiorno "Una delle prime vittime, quando c'è la guerra, è sempre la verità - commenta la giornalista Asmae Dachan - Ai tempi delle guerre moderne, anche il racconto dei fatti attraverso i social, che richiede tempi rapidi, comporta un rischio alto. Nel caso della Siria, per esempio, da un lato vi è il grosso problema della mancanza di giornalisti liberi, vi sono solo giornalisti embedded così come condizioni particolari sul campo che non permettono un'informazione sempre aderente alla realtà, dall'altro una campagna di propaganda che di fatto crea tantissima confusione. Ora ciò che serve è tornare all'abc del nostro mestiere, come la verifica delle fonti, i contatti certi, il riscontro della notizia, ciò che purtroppo spesso manca". "Un'informazione sulle mafie in Italia è possibile solo a condizione che i giornalisti comincino a fare i nomi e i cognomi e uniscano i punti al di là delle tracce e dei solchi segnati dalle inchieste della magistratura - commenta Marilù Mastrogiovanni, minacciata di morte dalla mafia - È necessario che l'informazione attinga dalle inchieste dei magistrati ma non ne sia il mero specchio. E poi: come gli scienziati condividono i risultati di una scoperta, così dobbiamo fare noi giornalisti: condividere, citare, rilanciare, darci credito l'un l'altro.
Illuminare le inchieste dei giornalisti che sono sotto tiro, continuando il loro lavoro e amplificarlo".