(di Michele Cassano)
ROMA - Una notte dedicata alla sua amata Spagna, alle sue tradizioni e alla sue storia, alle musiche alle quali i suoi genitori, entrambi cantanti, hanno dedicato una vita. Placido Domingo ci mette tutto il cuore e la passione in un concerto unico alle Terme di Caracalla, dove 29 anni fa si esibì con Luciano Pavarotti e Josè Carreras. Quella storica serata riecheggia ancora, ma in questo caso è lui la star. Non è solo. Ci sono le grandi voci del soprano di origini cubane Ana María Martínez e del tenore messicano Arturo Chacón-Cruz, la grazia e l'esplosività della compagnia di ballo Antonio Gades, un direttore affermato come Jordi Bernacer alla guida dell'orchestra dell'Opera di Roma. Le standing ovation sono però tutte per Domingo, che riesce a emozionare un pubblico internazionale con la sua potenza e intensità vocale, anche con un repertorio non noto a tutti. Un nuovo successo dopo quello all'Arena di Verona dove ha festeggiato i 50 anni dal suo debutto, dirigendo l'Aida e cantando ne La Traviata. A Caracalla è una serata diversa, più intima. La cultura latina è nelle immagini proiettate sui magnifici resti del sito archeologico con una colorata scenografia, che ben si abbina agli abiti tradizionali del corpo di ballo; ma è soprattutto nella zarzuela, il genere lirico popolare spagnolo che ha accompagnato la giovinezza del grande tenore. "Mia madre - ha raccontato presentando la serata - cantava pochi giorni prima che io nascessi e per me fare il cantante resta un privilegio: si crea una tale comunione con il pubblico che si riescono a cancellare tutti i problemi quotidiani". Non solo le cantate, tra dramma, amore e comicità, ma anche balli concertati, tra nacchere, battiti di mani e piedi che richiamano il flamenco, e qualche sporadica scena parlata che strappa sorrisi al pubblico. Scene di coppia con l'accompagnamento divino della Martinez, che dà prova delle sue doti ormai universalmente riconosciute, sia da solista in brani come La del manojo de rosas, commedia classica di Pablo Sorozabal, e La marchenera di Federico Moreno-Torroba, che nei duetti con Domingo, come in El duo de La Africana di Manuel Fernández Caballero, e con Chacón-Cruz, ad esempio in La leyenda del beso, una delle opere di Juan Vert e Reveriano Soutullo.
Domingo si esibisce nel repertorio novecentesco o tardo ottocentesco della zarzuela, a partire dalle opere di Moreno-Torroba, con cui ha collaborato, come Luisa Fernanda o Maravilla, ma anche La tabernera del puerto di Sorozabal, La del soto del parral di Soutullo e Vert e Los gavilanes di Jacinto Guerrero. Uno spettacolo pieno di vitalità che Domingo conduce con la maestria del fuoriclasse.