Il divieto di dimora era stato disposto come misura alternativa agli arresti domiciliari cui Lucano era sottoposto dal mese di ottobre dello scorso anno. Da allora Lucano si era trasferito a Caulonia, centro limitrofo a Riace, ed era tornato nel suo paese soltanto in occasione di un comizio nell'ambito della campagna per le elezioni comunali, alle quali era stato candidato come consigliere senza risultare poi eletto.
L'11 giugno scorso, davanti al Tribunale di Locri, è cominciato il processo in cui Lucano è imputato, insieme ad altre 26 persone, di favoreggiamento dell'immigrazione clandestina ed abuso d'ufficio.
"Sono felice. Tornerò subito a Riace per rivedere mio padre e casa mia", queste le prime parole di Mimmo Lucano dopo la decisione del Tribunale di Locri.
Negli anni in cui era sindaco di Riace, il comune calabrese, che gestiva tra l'altro uno Sprar (Servizio centrale del sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati) era diventato il borgo simbolo dell'accoglienza, il luogo in cui culture e nazionalità diverse riuscivano a vivere fianco a fianco, l'esempio concreto di una via inclusiva all'immigrazione.
(ANSAmed).