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Caos in Libia, Haftar respinge il cessate il fuoco

Dopo il sì di Tripoli a Putin-Erdogan. Roma, embargo sulle armi

10 gennaio, 13:20

(ANSA) - ROMA, 10 GEN - Ancora una volta, il generale Khalifa Haftar gela tutti: dopo il sì di Tripoli alla proposta di un cessate il fuoco avanzata da Turchia e Russia, l'uomo forte della Cirenaica ha respinto la richiesta di uno dei suoi maggiori sostenitori, Vladimir Putin, che con Recep Tayyip Erdogan - sponsor dal canto suo del rivale Fayez al Sarraj - aveva sorpassato tutti in corsa, Ue compresa, lanciando l'appello a far tacere le armi a partire dalla mezzanotte di domenica 12 gennaio. "Ringraziamo la Russia per il suo sostegno ma non possiamo smettere di combattere il terrorismo", ha annunciato il portavoce del sedicente Esercito nazionale libico guidato da Haftar, Ahmed al Mismari, giustificando così l'offensiva contro le milizie che difendono il fragile governo di Tripoli, l'unico riconosciuto dall'Onu.

Un'offensiva che, stando a informazioni frammentarie e difficili da verificare sul terreno, si concentra al momento attorno a Sirte e sulla stessa capitale libica.

Ma accanto alle armi, nel Paese nordafricano si gioca anche una guerra di propaganda: come l'annuncio, seguito da smentita, di un attacco all'accademia militare di Misurata, o il presunto sequestro del premier Sarraj al rientro ieri da Bruxelles, seccamente smentito. La mossa di Ankara e Mosca ha comunque spiazzato l'Unione europea che sulla scacchiere libico fatica a ritrovare il bandolo della matassa.

L'Europa da mesi non riesce nemmeno a fissare una data per la sua conferenza di Berlino (Di Maio l'ha invocata "quanto prima" in una telefonata con l'omologo tedesco Maas), che nei desiderata dovrebbe servire a mettere tutti intorno a un tavolo e risolvere le contese.

A Erdogan e Putin sembrava invece bastare un incontro per sancire una possibile pax libica che, dopo la spartizione di fatto della Siria tra le due potenze, doveva preludere a un loro accresciuto potere anche nel Mediterraneo centrale. A discapito soprattutto di Italia e Francia, abituate fino a non molto tempo fa a esercitare la loro influenza al di là del Canale di Sicilia. (ANSAmed).

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