Un'offensiva che, stando a informazioni frammentarie e difficili da verificare sul terreno, si concentra al momento attorno a Sirte e sulla stessa capitale libica.
Ma accanto alle armi, nel Paese nordafricano si gioca anche una guerra di propaganda: come l'annuncio, seguito da smentita, di un attacco all'accademia militare di Misurata, o il presunto sequestro del premier Sarraj al rientro ieri da Bruxelles, seccamente smentito. La mossa di Ankara e Mosca ha comunque spiazzato l'Unione europea che sulla scacchiere libico fatica a ritrovare il bandolo della matassa.
L'Europa da mesi non riesce nemmeno a fissare una data per la sua conferenza di Berlino (Di Maio l'ha invocata "quanto prima" in una telefonata con l'omologo tedesco Maas), che nei desiderata dovrebbe servire a mettere tutti intorno a un tavolo e risolvere le contese.
A Erdogan e Putin sembrava invece bastare un incontro per sancire una possibile pax libica che, dopo la spartizione di fatto della Siria tra le due potenze, doveva preludere a un loro accresciuto potere anche nel Mediterraneo centrale. A discapito soprattutto di Italia e Francia, abituate fino a non molto tempo fa a esercitare la loro influenza al di là del Canale di Sicilia. (ANSAmed).