ROMA - Sul fronte sbarchi, è estate calda in Italia, dove gli arrivi a metà anno sono stati 6.184, quasi il triplo dell'analogo periodo del 2019. Dopo i migranti recuperati e portati in Sicilia nel weekend dalla Sea Watch e dalla italiana Mare Jonio, un'altra nave umanitaria, la più grande, la Ocean Viking di Sos Mediterranee, è salpata lunedì da Marsiglia e raggiungerà le acque libiche giovedì. Ed è polemica sul diverso trattamento riservato alla nave italiana, alla quale è stato consentito di sbarcare a terra a Pozzallo le 67 persone soccorse, rispetto alla tedesca Sea Watch, i cui 211 salvati sono stati trasferiti sul traghetto Moby Zazà per la quarantena.
La stessa Sea Watch, peraltro, ha ricevuto indicazione di fare la quarantena al largo di Porto Empedocle.
Le proteste delle associazioni "La Sea Watch ha ricevuto indicazione di effettuare la quarantena al largo di Porto Empedocle. Non ne comprendiamo l'applicazione discrezionale solo al nostro caso, visto che ci siamo attenuti a un rigoroso protocollo di prevenzione", protesta Sea Watch. "Ci sono cose difficili da spiegare. Il 20 giugno la Mare Jonio, imbarcazione battente bandiera italiana di Mediterranea Saving Humans, ha potuto terminare le operazioni di salvataggio con lo sbarco a Pozzallo delle 67 persone tratte in salvo. Il 21 giugno, l'operazione di soccorso condotta dalla nave della Sea Watch, ong tedesca, non ha invece potuto portare a compimento tale operazione perché nessuno sbarco è stato concesso: le 211 persone tratte in salvo sono state trasbordate sulla nave Moby Zaza, dove dovranno trascorrere perlomeno altri 15 giorni di quarantena. Per loro non c'è un porto sicuro in Italia", ha segnalato Filippo Miraglia dell'associazione italiana di promozione sociale Arci. "Le operazioni di salvataggio - sostiene Miraglia - sono tutte uguali e vanno tutte trattate allo stesso modo. I porti italiani sono un luogo sicuro dove accogliere i superstiti dei viaggi in mare e tutte le persone tratte in salvo da imbarcazioni. Qualunque sia la loro bandiera".
Mediterranea trova cadavere durante pattugliamento Intanto, il mare continua a ricordare le tragedie che avvengono nel Mediterraneo: "Durante la missione di pattugliamento nel Mediterraneo centrale, lo scorso 19 giugno, a circa 60 miglia da Lampedusa, alle 15.39 ora locale abbiamo trovato in mare un cadavere", ha denunciato da Pozzallo, dove la Mare Jonio si trova in attesa di poter riprendere il mare, il capomissione di Mediterranea Saving Humans, Luca Casarini. "Abbiamo documentato il ritrovamento e comunicato alle autorità competenti italiane e maltesi. Era il corpo di un povero ragazzo trascinato dalla corrente, una delle migliaia di persone che annegano nel Mediterraneo centrale. È stato come un monito che ci ha ricordato la morte che si incontra in quel mare quando non ci sono navi di soccorso, quando vengono bloccate per motivi pretestuosi e di propaganda politica mentre le persone vengono abbandonate al loro destino". "Poco dopo ne abbiamo salvate 67 di persone, destinate quasi certamente al naufragio, ma quell'immagine di morte - conclude Casarini - ce la teniamo dentro. Un pensiero alla famiglia che non avrà un corpo da seppellire. Sono morti che si possono evitare, come abbiamo sempre denunciato, vittime di politiche che condannano chi fugge da guerra e tortura".
(La nave Jonio della Mediterranea Saving Humans. Photo: ANSA) (ANSA).