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Caporalato: turni di 26 ore a 1,5 euro l'ora, 7 arresti

Ai domiciliari 5 imprenditori del cosentino e 2 stranieri

24 giugno, 15:01

(ANSAmed) - ROMA, 24 GIU - Le autorità italiane hanno arrestato 5 imprenditori e due stranieri accusati di sfruttamento di migranti dal Bangladesh in Calabria, sottoposti a turni anche di 26 ore con una paga di 1,50 euro all'ora.

Lavoratori del Bangladesh sottoposti a turni anche di 26 ore con una paga di 1,50 euro all'ora, costretti a mangiare a terra, a differenza degli italiani ai quali era consentito utilizzare un tavolo, e sottoposti condizioni disumane oltre che a minacce e insulti. Il commissariato di Polizia di Paola, diretto dal vicequestore Giuseppe Zanfini, ha arrestato 5 imprenditori e due stranieri, posti ai domiciliari in esecuzione di un'ordinanza del gip su richiesta della Procura di Paola. Sequestrata anche un'azienda agricola di Amantea di cui i cinque imprenditori sono soci.

Indagine nata da una denuncia Le autorità hanno messo così fine allo sfruttamento dei lavoratori stranieri, costretti a vivere in dieci in appartamenti di 70 metri quadrati, con bagni rotti e inefficienti. L'indagine è nata dalla denuncia di un lavoratore, stanco delle condizioni disumane alle quali era costretto. Gli indagati sono accusati di intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro di cittadini stranieri. I due stranieri svolgevano un ruolo di intermediazione, riscuotevano il denaro e rivestivano una posizione di privilegio all'interno dell'azienda.

Bellanova, bene arresti Calabria, legge funziona "Ancora una volta si dimostra l'efficacia della legge contro il caporalato. Continuiamo a lavorare per rafforzarla ulteriormente nella parte della prevenzione e restituiamo a questi uomini una vita e un lavoro dignitosi, togliendoli dall'invisibilità".

Così, in una nota, la ministra delle Politiche agricole Teresa Bellanova sulla chiusura delle indagini. In una dichiarazione congiunta, i segretari generali regionali dei sindacati Fai Cisl, Michele Sapia; Flai Cgil, Bruno Costa e Uila Uil, Nino Merlino, hanno affermato che quanto emerso dall'operazione è "un'altra squallida e terribile vicenda di caporalato e di sfruttamento in agricoltura", esempio "di un fenomeno dalle radici antiche, presente in tutta la Calabria come anche altre operazioni delle forze dell'ordine hanno portato all'attenzione dell'opinione pubblica; una vera e propria piaga sociale che si accompagna al lavoro nero, alla mancata applicazione dei contratti di lavoro, a forme di concorrenza sleale, e che deve essere contrastata con ogni mezzo". (ANSA).

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