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Migranti, Tripoli apre all'Italia sul memorandum

Di Maio in Libia, dal 2 luglio il negoziato sulle modifiche

25 giugno, 12:30

(ANSAmed) - ROMA, 25 GIU - A seguito di un viaggio a Tripoli del ministro degli Esteri italiano Luigi Di Maio, le autorità libiche hanno consegnato al governo di Roma una serie di proposte per la modifica del memorandum sui migranti siglato nel 2017, che vanno incontro alle richieste avanzate dall'esecutivo italiano a quello di Tripoli.

ROMA - In una fase molto delicata della crisi in Libia, Tripoli ha ribadito il ruolo "irrinunciabile" dell'Italia per la stabilizzazione del Paese. E per dimostrarlo, ha aperto alla modifica del memorandum sui migranti, con l'impegno al rispetto dei diritti umani, in vista di una trattativa che inizierà il 2 luglio: è questo il risultato più tangibile della missione del ministro degli Esteri Luigi Di Maio realizzata il 24 giugno nella capitale libica, dove ha incontrato il premier Fayez al Sarraj e i ministri di punta.

"Si va nella giusta direzione" Il governo italiano alcuni mesi fa aveva inviato alle autorità libiche la proposta per rivedere a aggiornare il memorandum bilaterale del 2017. In una fase in cui arrivavano notizie sempre più allarmanti sulle condizioni dei migranti, vittime incolpevoli di una guerra che li aveva resi ostaggi dei trafficanti e costretti a vivere nei centri di detenzione della costa in condizioni giudicate disumane dall'Onu. Mercoledì a Tripoli Sarraj ha consegnato a Di Maio la propria proposta: "Ad una prima lettura si va nella giusta direzione, con la volontà della Libia di applicare i diritti umani", ha spiegato il ministro italiano al rientro a Roma. Tripoli, in particolare, si impegna ad "assistere i migranti salvati nelle loro acque e a vigilare sul pieno rispetto delle convenzioni internazionali, attribuendo loro protezione internazionale così come stabilito dalle Nazioni Unite", si legge nel documento. Che adesso andrà "approfondito", in vista del 2 luglio. La missione di Di Maio a Tripoli (la seconda in pochi mesi), è arrivata pochi giorni dopo la tappa ad Ankara, altro alleato chiave di Sarraj. Ed è servita anche a ribadire che l'Italia considera la Libia una "priorità" ed è intenzionata a "difendere i suoi interessi geostrategici".

L'obiettivo è riannodare i fili di un dialogo politico tra le parti in conflitto su cui in pochi, al momento, sembrano voler scommettere. Se è vero che le forze armate fedeli a Sarraj, dopo i numerosi successi contro Khalifa Haftar, vogliono assestare il colpo del ko al rivale e rispedirlo a Bengasi. Mentre gli sponsor dei due sfidanti continuano a mostrare i muscoli, come Egitto e Francia da a una parte e Turchia dall'altra.

Preoccupazione su Sirte Di Maio, pur ribadendo il "pieno sostegno alle autorità legittime della Libia", che Sarraj rappresenta, ha espresso al premier la sua preoccupazione su Sirte: l'ultima linea del fronte rischia di diventare "il punto di partenza per una nuova escalation militare", che porti ad una "divisione de facto" del Paese, secondo il titolare della Farnesina. Una prospettiva "inaccettabile" per l'Italia, che sarebbe "l'anticamera di nuovi conflitti armati". Al contrario, bisogna che le parti si fermino e negozino "un cessate il fuoco sostenibile che coinvolga tutti gli attori". Sarraj gli ha risposto che anche Tripoli vuole "tornare sul sentiero della politica" ed in questo percorso l'Italia resta un "partner fondamentale, irrinunciabile e insostituibile" della Libia. Con un ruolo non offuscato dalla Turchia, che sta contribuendo alle vittorie militari del governo di unità nazionale. Uno dei modi con cui si può disinnescare il conflitto, per l'Italia, è il rispetto dell'embargo delle armi.

Il loro "afflusso, in violazione della risoluzione Onu, deve cessare", ha detto Di Maio, ponendo risalto l'importanza dell'operazione Ue di controllo delle coste, Irini, che l'Italia garantirà sia "efficace ed imparziale".

(Nella foto, l'incontro a Tripoli del ministro degli Esteri italiano Luigi Di Maio con il primo ministro libico Fayez al-Sarraj. PHOTO CREDIT/ Middle East Watch). (ANSA).

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