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Da pettini a ori, la vanità delle donne in mostra a Pompei

Apre Venustas, viaggio tra vezzi di moda dell'antichità

31 luglio, 17:40

(ANSAmed) - NAPOLI, 31 LUG - Creme, trucchi, bagni di profumo, specchi per ammirarsi, ornamenti per abiti e gioielli, amuleti, statuette e preziosi dedicati agli dei. Oggetti di vezzo e di moda definiti nell'antichità "Venustas" che è il titolo della mostra che apre oggi alla Palestra Grande degli scavi archeologici di Pompei e resterà allestita fino al 31 gennaio.

L'esposizione presenta un'immersione nei canoni e nei gusti estetici delle popolazioni dell'area vesuviana in epoche antiche (dall'VIII-VII sec a. C. al I sec. d. C.), sulla base dei reperti, circa 300, rinvenuti nei vari siti del Parco Archeologico di Pompei. Uno sguardo a un aspetto della vita quotidiana delle epoche passate, quello della bellezza e della gioia di vivere, interrotta con violenza dalla furia del Vesuvio.

La mostra, organizzata dal Parco archeologico di Pompei, è suddivisa in 19 vetrine che seguono un excursus cronologico. Si parte dagli ornamenti tipici di un abitato protostorico, dall'età del Bronzo (XV sec a. C.) all'età del Ferro (VIII-VII sec a. C.): spilloni e spille in osso, ambra e bronzo, con una particolare attenzione all'ambra e alle decorazioni con forme di animali che ne testimoniavano il valore di amuleti contro la malasorte. Seguono i reperti legati alla cosmesi e all'ornamento, rinvenuti nelle tombe femminili della necropoli protostorica di Striano (VIII-VII sec a.C.). Per poi passare agli ornamenti dell'età arcaica e classica a Stabia (necropoli di S. Maria delle Grazie) con i vari oggetti rinvenuti nelle tombe femminili del VI e V sec a. C., fibule e suppellettili che accompagnavano la defunta nell'aldilà. A partire poi dal I secolo d.C., grazie ad alcune leggi promulgate da Augusto nel IX sec d.C., che concessero la libertà di gestire il patrimonio alle spose fedeli e fertili, la donna romana divenne più attenta alla cura del proprio aspetto e cominciò ad ornarsi di gioielli, trucchi, profumi e vesti preziose. Nelle vetrine successive sono dunque esposti gioielli e i profumi dedicati agli dei, oggetti per l'igiene (le pinzette, i bastoncini in bronzo e osso per pulire le orecchie), veri e propri set da bagno (lo strigile, le boccette con l'olio); gli oggetti da toeletta delle donne, come pissidi in osso e bronzo (contenitori per creme e trucchi), con spatole e cucchiaini per amalgamare e spalmare le sostanze cosmetiche. E profumi, il cui uso risale all'Egitto faraonico, noto centro di produzione ed esportazione, a cui si affiancavano Napoli, Capua, Paestum e in misura minore la stessa Pompei. Il costo delle essenze era molto elevato e il profumo divenne simbolo di lusso ed esibizione di status sociale. E per rimirarsi bellissimi specchi d'argento e bronzo dalle forme particolari.

Tantissimi gli ori da Pompei, con anelli, orecchini, bracciali, armille (bracciali portati sul braccio o sull'avambraccio) e collane. Tra i bellissimi esemplari di oro, ve ne sono alcuni ritrovati sul corpo delle vittime, come l'armilla di una donna rinvenuta nella Casa del bracciale d'oro, o quella con la scritta "Dominus ancillae sua" (Il padrone alla sua schiava) da Moregine, alla periferia meridionale di Pompei.

(ANSAmed).

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