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Kosovo: capi religiosi chiedono ingresso Paese in Unesco

Missiva a vertici Onu,'lasciarci fuori non aiuterà patrimonio'

13 agosto, 15:00

(ANSAmed) - ROMA, 13 AGO - ''Lasciare la popolazione del Kosovo isolata e senza un accesso diretto all'Unesco non aiuterà la causa della protezione del nostro patrimonio comune, la promozione del dialogo interreligioso e un approccio inclusivo di tutte le persone amanti della pace nel mondo. E' necessario capiate che la popolazione del Kosovo è molto giovane e necessita di educazione, accesso alla scienza e connessione alla cultura globale''. E' il monito lanciato oggi dai capi delle Comunità islamica, delle Chiese cattolica e protestante, della Comunità Bektashi, dell'Unione delle Tarikat Sufi e della Comunità ebraica del Kosovo, in una lettera aperta indirizzata al direttore generale dell'Organizzazione delle Nazioni Unite per l'educazione, la scienza e la cultura, Irina Bokova, e al segretario generale delle Nazioni Unite, Ban Ki Moon. Il mese scorso il governo di Pristina aveva fatto partire la richiesta ufficiale di adesione all'Organizzazione, firmata dal ministro degli Esteri kosovaro, Hashim Thaci, suscitando la reazione di Belgrado che sempre in una lettera rivolta al segretario generale Onu aveva ribadito la contrarietà della Serbia all'ingresso del Kosovo nell'organizzazione. Ricordando la presenza storica di cristiani ortodossi, cattolici, bektashi, sufi, protestanti ed ebrei - ''che hanno arricchito questa terra'' - e la ''tolleranza e la cooperazione interreligiosa'' raggiunte oggi - ''malgrado la guerra conclusasi solo 16 anni fa'' - il muftì Naim Ternava, capo della Comunità islamica del Kosovo, Dom Lush Gjergji, vicario generale della Chiesa cattolica in Kosovo, il pastore Driton Kraniqi, capo della Chiesa protestante, Sheh lulzim Shehu dell'Unione delle Tarikat Sufi, Baba Mumin Lama, capo della Comunità Bektashi e Votim Demiri, capo della Comunità ebraica del Kosovo chiedono a gran voce che ''queste ricchezza e diversità vengano protette''. ''Troppo del nostro patrimonio - scrivono - è andato perduto negli ultimi decenni. Le Case di Dio devono rimanere intatte e servire da fari in grado di illuminare le generazioni future''. I confini e i gli imperi, proseguono, ''vanno e vengono, ma la gente, qualsiasi sia la sua fede, deve avere i propri luoghi di culto intatti''. Le comunità religiose del Kosovo, concludono, hanno contribuito enormemente a costruire una società pacifica e tollerante dove ogni individuo ''può coesistere, dare sostegno reciproco a prescindere dalla nostra appartenenza etnica o religiosa. Ecco perché oggi sosteniamo con forza l'ingresso del Kosovo nell'Unesco. (ANSAmed).

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