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Mediterraneo: studio indica zone da proteggere entro 2020

21 marzo, 14:00

(ANSAmed) - Madrid, 21 MAR - Oltre 250mila chilometri quadrati del Mar Mediterraneo da proteggere urgentemente, prima del 2020, per preservare il valore biologico e naturale di vaste aree a rischio, fra le quali le isole Baleari, il sud della Sicilia, la zona compresa fra Gibilterra, il capo di Almeria e la costa marocchina. E' quanto segnala uno studio internazionale, promosso dall'Unione Europea, al quale ha partecipato l'Istituto di Scienze del Mare di Barcellona-Csic, pubblicato dalla rivista scientifica Plos One.

L'area da sottoporre a protezione entro i prossimi sette anni rappresenta circa il 10% della superficie del Mare Nostrum. Fra le zone da tutelare, in Spagna anche quella compresa fra il Capo di Creus fino a Marsiglia, in Francia. Ma pure la costa croata e numerose aree fra la Grecia e la Turchia e una miriade di piccole zone disperse per l'intero Mediterraneo. Lo studio esamina diverse proposte di conservazione, avanzate da varie istituzioni e organizzazioni ambientali, per poter individuare gli ambiti in cui attuare gli interventi di protezione e secondo quali criteri. I settori presi in considerazione sono, fra gli altri, quelli della pesca, della biodiversita', delle specie protette o degli impatti ambientali. ''L'Unione Europea si e' proposta di avere, da qui al 2020, un 10% dei mari europei con una speciale protezione'', ha spiegato Marta Coll, ricercatrice dell'Istituto di Scienze del Mare di Barcellona, in dichiarazioni ai media. ''La questione e' determinare che zone si devono proteggere. Nel nostro lavoro, abbiamo valutato tutte le proposte per vedere quali aree sono state candidate con maggiore frequenza e quali sono le loro caratteristiche di interesse'', ha aggiunto. Quello mediterraneo rappresenta uno degli ecosistema piu' ricchi di biodiversita' del pianeta, con 17.000 specie finora descritte, delle quali un quinto sono endemiche, secondo quanto sottolineano gli autori dello studio, che ha coinvolto scientifici di 12 centri di ricerca di tutto il mondo ed e' diretto dall'Universita' di Stanford, negli Stati Uniti. A minacciare il Mare Nostrun, fra i piu' sfruttati dall'uomo, attivita' di pesca intensiva, l'estrazione di risorse, la densita' della popolazione costiera, le specie invasive da altri mari e il cambio climatico.

(ANSAmed) .

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