I circa 60 Paesi a cui l'Onu porge la mano si riuniscono mercoledì a Kuwait City, insieme a decine fra agenzie Onu e Ong da tutto il globo, per la seconda Conferenza internazionale dei donatori della Siria, ospitata, come lo fu la prima il 30 gennaio dello scorso anno, dall'Emirato del Golfo. Una riunione alla quale è prevista la partecipazione, fra i molti altri, del segretario generale dell'Onu, Ban Ki-moon, dei leader delle principali agenzie umanitarie Onu, del segretario di Stato Usa, John Kerry e, per l'Italia, del viceministro degli Esteri Lapo Pistelli.
Le cifre della crisi siriana sono impressionanti: secondo le stime del'Onu, che solo pochi giorni fa aveva calcolato 130.000 morti rinunciando poi a contare per la difficoltà di ottenere cifre precise, le persone bisognose di assistenza sono circa 9 milioni: praticamente la popolazione di un piccolo Paese, quasi metà dei siriani con almeno 6 milioni e mezzo di sfollati all'interno della Siria e circa 2,3 milioni di profughi nei Paesi vicini (Libano, Turchia, Giordania e anche Iraq). Una buona parte di loro vive in campi profughi e per la fine del 2014 potrebbero diventare oltre 4 milioni.
Tanto per dare un'idea delle necessità, l'Ocha, l'ufficio dell'Onu per il coordinamento degli aiuti umanitari, ha calcolato per il 2014 la necessità di raccogliere a livello globale una cifra mai vista: 12,9 miliardi di dollari (circa 9,5 miliardi di euro) per interventi salvavita a favore di 52 milioni di persone in 17 Paesi. Una stima fatta in dicembre quando non erano ancora esplose le crisi della Repubblica Centrafricana e del Sud Sudan.
Di questi 12,9 miliardi di dollari la metà, 6,5 miliardi appunto, sarebbero solo per la crisi siriana. "L'appello più massiccio mai lanciato per una singola emergenza umanitaria" nella storia dell'Onu, ha ricordato alcune settimane fa, quando fu presentata la richiesta ai donatori della Siria, la coordinatrice dell'Ocha, Valerie Amos.
Già la prima conferenza kuwaitiana dei donatori del 2013 sembrava dovesse sobbarcarsi un compito improbo, con una richiesta complessiva di 1,5 miliardi di dollari, cifra considerata un anno fa un primato e che, al di là degli impegni dei singoli Paesi, fu poi soddisfatta solo per un 70-75%.
Mercoledì alla comunità internazionale sarà chiesto uno sforzo più di quattro volte maggiore, mentre l'Occidente si cura ancora le ferite della grande crisi e i governi sono alle prese con opinioni pubbliche sempre più insofferenti nei confronti della cooperazione internazionale.
Cosciente di questa situazione, Ban, nel suo discorso di fine anno in dicembre, disse: "Potrebbe essere molto difficile aspettarsi un aiuto continuo e generoso, e io lo capisco benissimo. Tuttavia - ha ricordato - credo fermamente che la comunità internazionale e in particolare i leader mondiali abbiano la responsabilità politica e morale di aiutare" i siriani, sapendo - concluse il segretario generale dell'Onu - di rivolgersi ad "esseri umani". Un appello i cui effetti si vedranno mercoledì, a Kuwait City. (ANSAmed).