(ANSAmed) - NEW YORK, 28 MAG - Lo sdegno della comunità
internazionale per il massacro di Hula, in Siria, è grande. E
alla fine l'Onu, che ha riunito d'urgenza il Consiglio di
sicurezza, "condanna nei termini più forti possibili
l'uccisione, confermata dagli osservatori Onu, di decine di
uomini, donne e bambini e il ferimento di altre centinaia di
persone", in combattimenti che hanno "comportato bombardamenti
da parte dell'artiglieria governativa". Così il regime di Assad
ha violato la risoluzione delle Nazioni Unite che impone a
Damasco di cessare le violenze in tutte le sue forme, compreso
l'uso dell'artiglieria pesante sulla popolazione civile. Sotto
la dichiarazione finale dei Quindici c'é anche la firma di
Mosca, e non era così scontato. Il veto russo, minacciato fino
all'ultimo istante, è stato alla fine evitato facendo sparire
dal testo la parte in cui si addossava l'intera responsabilità
del massacro - oltre cento morti tra cui molti bambini - alle
forze armate siriane, prendendo atto delle stesse parole del
capo della missione Onu in Siria, Robert Mood, che in
video-collegamento ha ammesso come "molte circostanze di quanto
accaduto vadano ancora chiarite". Come i corpi di molte persone
uccise sul posto da colpi d'arma da fuoco sparati da vicino e in
seguito ad inaudite violenze fisiche. Per questo i Quindici
chiedono al segretario generale dell'Onu, Ban ki-Moon che venga
aperta un'indagine per appurare come siano andati realmente i
fatti. Alla fine nella dichiarazione è stato inserito un appello
perché cessino "tutte le violenze, in tutte le loro forme e da
qualunque parte provengano". A questo punto - dopo una riunione
che i testimoni al Palazzo di Vetro descrivono come molto
concitata e a tratti drammatica - anche il rappresentante russo
ha dato il suo via libera. Dopo aver decisamente respinto la
bozza franco-britannica che prevedeva la condanna "dell'uso
indiscriminato e sproporzionato della forza da parte delle forze
armate governative siriane contro i civili". Intanto, mentre il
ministro degli Esteri britannico, William Hague, vola a Mosca
per convincere il Cremlino ad appoggiare un'azione
internazionale contro Damasco, il New York Times rivela il piano
del presidente americano, Barack Obama: risolvere la crisi
siriana con una 'transizione morbida' che preveda l'esilio per
Assad ma lasci parte del suo governo al potere. Insomma, la
cosiddetta 'soluzione yemenita', che lo stesso Obama illustrerà
al presidente russo, Vladimir Putin, nel faccia a faccia
previsto per il prossimo mese a margine del summit del G20 che
si svolgerà a Los Cabos, in Messico, il 18 e 19
giugno.(ANSAmed).