(ANSAMed) - Beirut, 30 GEN - Dopo due settimane di sit-in
permanente di fronte alla sede dell'ambasciata francese a
Beirut, attivisti che chiedono la liberazione di un libanese in
carcere a Parigi da 28 anni per aver ucciso un diplomatico
israeliano e un militare americano, hanno ottenuto dalle
autorità libanesi l'assicurazione che queste tenteranno di
negoziare con la controparte francese la scarcerazione
dell'uomo.
George Abdallah, 61 anni, cristiano e originario del nord del
Libano, è per gli Stati Uniti e Israele un terrorista. Membro
allora di un gruppo di resistenza anti-israeliano noto come le
Fazioni armate rivoluzionarie libanesi, dopo esser stato
arrestato nel 1984, Abdallah era stato riconosciuto colpevole e
condannato all'ergastolo nel 1987 dalla giustizia francese per
aver partecipato all'uccisione nel gennaio del 1982 del
sottotenente Charles Ray, assistente dell'addetto militare Usa
presso l'ambasciata a Parigi, e tre mesi dopo dell'uccisione del
numero due dell'ambasciata israeliana nella capitale francese,
Yakoov Bar-Simantov.
Due settimane fa, il tribunale di Parigi aveva concesso ad
Abdallah la libertà a patto che fosse espulso dalla Francia. Già
in passato la giustizia francese si era espressa in tal senso ma
la decisione era stata poi respinta in appello. La campagna
internazionale per la liberazione di Abdallah, dopo anni di
insuccessi, è riuscita questa volta a esercitare maggior
pressione sulle autorità di Beirut con un raduno permanente
senza precedenti inscenato sulle aiuole antistanti l'ingresso
del super-fortificato compound diplomatico francese che si erge
lungo via Damasco, nel centro moderno di Beirut.
Il governo libanese ha infatti accettato di coordinare gli
sforzi con la controparte francese per ottenere la liberazione
di Abdallah, che da tempo ha espresso il desiderio di lavorare
come insegnante nelle scuole del suo Paese. In particolare, le
autorità di Beirut hanno inserito il dossier di Abdallah nel più
ampio faldone riguardante la liberazione di dieci libanesi
catturati da ribelli siriani e da mesi detenuti in un luogo
sconosciuto a nord di Aleppo.
Secondo l'ambasciatore americano a Parigi, Charles Rivkin,
"la sentenza più giusta per i gravi crimini commessi da Abdallah
è l'ergastolo. C'è una legittima preoccupazione che Abdallah
continui a rappresentare un pericolo per la comunità
internazionale se dovesse tornare in libertà".
Soddisfatti a metà, gli attivisti libanesi affermano che per
il momento smantellano il sit-in di Beirut ma si sono dati
appuntamento per un'altro raduno il 28 febbraio, quando è
prevista un'altra udienza a Parigi sul caso di George Abdallah.
(ANSAMed).