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Donne:in Mo e Nordafrica lavorano meno e creano meno aziende

Workshop Pari o Dispare. Bonino,strada lunga per tutte nel mondo

12 maggio, 16:41

(di Cristiana Missori) (ANSAmed) - ROMA, 12 MAG - La zona Mena (Middle East and North Africa) è l'area del mondo in cui le donne lavorano meno, creano meno imprese e dove esistono meno statistiche in grado di fotografare la loro condizione. In Italia, invece, le cose per alcuni versi vanno meglio, ma il Sud della Penisola registra dati più simili ai Paesi del Maghreb che non al Nord Europa.

E' questo, in sintesi, il quadro poco confortante presentato oggi a Roma nel corso di un workshop organizzato dall'associazione Pari o Dispare, nell'ambito del progetto ''Donne, Nord Africa e Medio Oriente: diritti, leadership e impresa'' lanciato con il sostegno del Ministero degli Esteri e dell'Eni: un progetto che coinvolge 16 giovani (imprenditrici, attiviste e operatrici nel mondo dei media) provenienti da Algeria, Marocco, Tunisia e Libano.

Mancano dati precisi per raccontare come evolve la situazione occupazionale femminile nella sponda Sud del Mediterraneo, ma quelli esistenti parlano chiaro: le donne lavorano ancora troppo poco rispetto all'uomo e creano meno aziende rispetto ai loro colleghi maschi, ha ricordato Serena Romano, consulente Ocse, in apertura del seminario.

''Se in Algeria - ha detto - la percentuale di donne occupate è del 12%, in Libano le cose vanno un po' meglio con un 20% di occupate, mentre in Marocco la quota oscilla tra il 25 e il 27% e in Tunisia si aggira attorno al 25%''. Dati che si fermano però al 2010, rimarca, ''perché dopo non si è riusciti ad andare, e questo impedisce anche di fare paragoni''.

Non è facile, poi, capire quanto in ogni settore le donne siano attive nel creare nuove aziende. ''Nel comparto industriale, per esempio, dati precisi esistono per il Marocco e l'Egitto, mentre in Tunisia non ne esiste uno'', ha fatto notare la studiosa. Certo, non tutta la zona Mena si muove alla stessa velocità.

A cominciare dalle Costituzioni e dalla normativa ordinaria in materia di diritti economici che tutelano, con sfumature diverse, le donne. Spesso, infatti, gli ostacoli si annidano nelle norme che disciplinano il regime matrimoniale e quello ereditario o i diritti della persona. In Tunisia, sottolinea Serena Romano, ''il padre è ancora il capo famiglia''. Se la donna vuole aprire un'azienda e eleggere domicilio in un luogo diverso o lavorare in un'altra città, le cose quindi si complicano. ''Altre volte, le donne vengono invece esautorate dal Corano stesso - in tutto o in parte dai loro diritti ereditari - e ciò impedisce loro di disporre di un proprio capitale con cui aprire un'attività''. O ancora, le limitazioni possono riguardare il tipo di impiego. ''In Algeria - ricorda - è vietato alle donne lavorare nelle imprese che producono alcolici, nelle concerie, nelle mine e nella macellazione''. Impedimenti retaggio del passato. La soluzione a tutto ciò è sicuramente normativa, ma soprattutto sociale. Le donne devono innanzitutto contarsi e tirare fuori i dati che le riguardano.

''Cifre alla mano - conclude Romano - è più facile combattere''.

Cambiare, afferma dal canto suo l'ex ministro degli Esteri, Emma Bonino e presidente onoraria di Pari o Dispare, è possibile. ''Il valore sta però nelle differenze''. Quel che è necessario capire, è che ''non tutte le donne aspirano a fare le medesime scelte. E che se una donna non ha intenzione di sposare la causa di un'altra donna, va rispettata, perché ha scelto una strada diversa''. Quel che è importante - ha detto Emma Bonino - è che nella zona Mena le donne non si sentano sole. Sono in buona compagnia. La strada è ancora lunga per le donne nel mondo intero. Anche in Italia''. Paese in cui soltanto nel 2006 si è riconosciuta la parità salariale per legge, mentre solo nel 2011 si è fissata una quota rosa anche per i consigli di amministrazione. (ANSAmed).

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