(di Cristiana Missori)
(ANSAmed) - BEIRUT, 21 OTT - 'LawChouMaSar', qualsiasi cosa
accada, continuare a investire. C'è una parte del Libano che non
vuole mollare. E' quella delle aziende che rappresentano in
patria e all'estero il 'savoir vivre à la libanaise', quel
sapere vivere per cui i libanesi sono conosciuti - ammirati e
spesso invidiati nel resto del mondo arabo.
Malgrado gli indicatori economici in caduta libera, la crisi
siriana, le tensioni con i Paesi del Golfo - principali mercato
di sbocco per i prodotti libanesi - e l'instabilità politica
interna del Paese, i libanesi non smettono di fare impresa. A
parlare è Charles Arbid, presidente dell'Associazione del
Franchising libanese (Afl) che riunisce oggi 300 aziende che
operano soprattutto nel campo della ristorazione, della moda,
del retail, dei servizi e del turismo.
Tra il 2011 e il 2012 - ricorda - il nostro tasso di crescita
si aggirava tra il 4 e il 6%, mentre quest'anno non
raggiungeremo l'1%". A soffrire di questa stagnazione sono tutti
i settori, alcuni più di altri, fa notare. Come le esportazioni
industriali. "Nel 2012 valevano 4,5 miliardi di dollari. Oggi
abbiamo perso il 25% e la nostra bilancia dei pagamenti è in
deficit: importiamo 21 miliardi di dollari e esportiamo per 3
miliardi". Se l'industria nel suo complesso è in crisi, il
settore del franchising tiene bene. Un comparto che "rappresenta
il 4% del Pil, 1,6 miliardi di dollari, 1.200 concept fra
libanesi e stranieri presenti in Libano e 90 mila posti di
lavoro". A salvare l'economia libanese, o meglio, "l'economia
dei libanesi" - come ama definirla lui - "fatta dalla gente e
dalla sua resilienza, dal suo saper fare, la sua apertura, la
sua multiculturalità". Sei mesi fa l'Associazione ha lanciato
una campagna: 'Qualsiasi cosa accada', continuare a credere e
investire. Abbiamo avuto 200 mila adesioni. Segno che i libanesi
non mollano".
In attesa che la crisi politica con i Paesi del Golfo si
risolva, Arbid suggerisce di guardare "maggiormente al
Mediterraneo, ai Paesi amici, alla cooperazione Nord-Sud e al
rafforzamento dell'attività dell'Unione per il Mediterraneo". E
all'Italia? "L'Italia - replica - è ancora poco attratta dai
marchi libanesi. Abbiamo un gran lavoro da fare per farci
conoscere". (ANSAmed).