(di Lorenzo Trombetta)
(ANSAmed) - BEIRUT, 21 LUG - Il verde e l'azzurro dell'antico
soffitto in legno costruito "all'irachena" risplendono ai raggi
del sole estivo di Beirut, in Libano, e penetrano dalle finestre
della stanza quasi diroccata di uno dei pochi edifici
tradizionali rimasti in città. E che sarà restaurato non per
volere delle istituzioni pubbliche, ma grazie allo sforzo di
privati.
Palazzo Tarazi risale al 1880, quando in piena epoca
ottomana il ramo dell'omonima famiglia, originaria della vicina
Damasco, elesse l'allora porto sul Mediterraneo a vetrina dei
suoi affari e commerci nel Levante. Per decenni quasi
abbandonato a se stesso a causa di controversie tra i diversi
proprietari, l'edificio - 750 metri quadri distribuiti su tre
piani che si affacciano nella centralissima via Gemmayze - è
stato di recente acquistato dal libanese Radwan Kassar e sua
moglie Annabelle, architetto francese con esperienza dal Marocco
agli Emirati Arabi Uniti.
Il restauro, appena iniziato e affidato a un team
specializzato di architetti e restauratori di fama
internazionali, mira a "conciliare le esigenze abitative odierne
rispettando le tradizioni costruttive dell'epoca", afferma
Annabelle Kassar conversando con ANSAmed nelle stanze
dell'edificio. "Abitavamo in una casa poco lontano e dalle
nostre finestre vedevamo questo palazzo quasi abbandonato",
racconta il marito Radwan.
"Sin dal primo sopralluogo ci siamo resi conto del valore
straordinario degli spazi e delle decorazioni, tutte originali",
afferma Annabelle. "Gli affreschi, i soffitti, le scale, tutto è
ancora com'era all'epoca", quando i Tarazi vendevano mobili e
cartoline in bianco e nero a Beirut, Damasco e Gerusalemme.
Celebrata dalla letteratura popolare come la "Parigi
d'Oriente", Beirut è oggi una delle città più densamente
popolate del Mediterraneo. E la speculazione edilizia può di
fatto dilagare col benestare implicito e complice delle
istituzioni cittadine e nazionali.
Accade così che la distruzione del patrimonio
architettonico del Medio Oriente prosegue anche in zone non
investite direttamente dalla furia delle guerre. Beirut,
capitale di un Libano che oggi appare come l'unica oasi di
relativa calma e pace in tutta la regione, vede quasi ogni
giorno scomparire tracce del suo fugace ma elegante passato di
"scalo del Levante".
La guerra civile (1975-90), che ha distrutto molto del
patrimonio urbano d'epoca medievale e moderna, è terminata
formalmente da più di un quarto di secolo. Eppure la città
continua a essere violentata da quella che a molti appare una
vera e propria "dubaizzazione", in riferimento allo sfrenato
modello edilizio dell'Emirato arabo nel Golfo.
"Le leggi dello Stato non aiutano chi vuole proteggere il
patrimonio", afferma Annabelle Kassar. "La classificazione delle
case a carattere tradizionale non è una vera protezione",
afferma l'architetto. Di recente, sono cominciate demolizioni di
edifici pubblici e privati storici non lontano da Palazzo
Tarazi. E un edificio storico a Hamra, la "Casa rossa" di due
piani e col tetto "alla marsigliese", non è più classificato dal
ministero della cultura. Potrà così essere distrutto per far
spazio a un parcheggio o a un edificio moderno alto oltre venti
piani.
Il giardino interno di Palazzo Tarazi è ancora un'isola di
verde e di silenzio. E da qui rimane la speranza che privati
illuminati, ma anche facoltosi, riescano a portare in salvo quel
che rimane della Beirut che non c'è più. Una volta restaurate,
le poche case risparmiate dalle ruspe saranno però chiuse a
visitatori e curiosi. (ANSAmed).