Nonostante una riforma elettorale che ha introdotto una correzione proporzionale al sistema maggioritario finora vigente, che garantiva l'assoluto controllo dei rispettivi territori da parte dei diversi gruppi politico-confessionali, le previsioni sono che a farla da padroni continueranno ad essere i principali attori dei due schieramenti rivali: il premier Saad Hariri per il raggruppamento filo-saudita, guidato dal suo Partito Futuro, e dall'altra parte il binomio sciita Amal-Hezbollah, vicino all'Iran e alla Siria. Anche dopo la consultazione, dunque, dovrebbe essere confermato un governo di unità nazionale di cui entrambi questi schieramenti fanno parte, probabilmente guidato ancora da Hariri.
Le ultime elezioni si sono svolte nel 2009. Ma alla scadenza del suo mandato quadriennale, nel 2013, il Parlamento ha deciso di rimanere in carica a causa delle forti tensioni che scuotevano il Paese al culmine della guerra civile siriana.
Altri due rinvii hanno portato a spostare le elezioni fino a quest'anno. Ad essere chiamati alle urne saranno 3,6 milioni di elettori, ma la partecipazione è da sempre bassa, segno di una sfiducia nella possibilità di cambiare i tradizionali assetti confessionali del Paese attraverso il voto. Nel 2009 l'affluenza era stata del 54,8%. I candidati per i 128 seggi - che dovranno essere assegnati per metà a cristiani e metà ai musulmani - sono quasi 600. Di questi, solo 86 sono le donne, un passo avanti comunque rispetto alle sole 12 candidate nove anni fa.
(ANSAmed).