(ANSAmed) - MADRID, 16 NOV - L'aiuto ai minori rifugiati
passa anche dallo sport. Da due anni, la Fondazione del
Barcellona F.C. ha attivato un programma di aiuti ai minori
rifugiati in Italia, Grecia e Libano.
I risultati di uno studio condotto fra 800 giovani rifugiati
nei tre Paesi, beneficiari del progetto FutbolNet, finanziato
dalla Fondazione del Barcellona e dalla Stravos Niarchos
Fundation, sono stati illustrati in una conferenza stampa al
Camp Nou. Secondo il rapporto, grazie alla metodologia educativa
impiegata da FutbolNet, il 45,3% dei minori rifugiati non
accompagnati ha ridotto il sentimento di paura, mentre il 58,2%
ha aumentato la socializzazione. "Il 71% dei minori ha mostrato
miglioramenti importanti con le nostre attività e questo studio
dimostra l'impatto positivo della nostra azione a supporto
dell'integrazione", ha spiegato il vicepresidente dell'area
sociale del club blaugrana, Jordi Cardoner, nel presentare i
risultati dello studio, realizzato da Roots for Sustanibility e
B-Link. Con Cardoner, presenti all'incontro con i media, la
direttrice generale della Fondazione del F.C. Barcellona, Maria
Valles, il direttore strategico della Fondazione Stravos
Niarchos, Panos Papoulias, e l'ex calciatore del club blaugrana
e della Juventus, Lilian Thuram, che ha collaborato direttamente
al progetto.
Dalla fine del 2015, la Fondazione del Barcellona in
collaborazione con altri enti, ha finanziato con 6 milioni di
euro il programma per migliorare l'integrazione di minori
rifugiati, ospiti in centri comunitari, in campi per rifugiati e
nei centri per minori non accompagnati in Grecia, Libano e in
Calabria e in Sicilia. In totale, ha spiegato Maria Valles, il
programma FutbolNet ha raggiunto 14mila beneficiari dei quali
10.800 nelle scuole di sei comuni della regione di Bekaa, in
Libano. Gli altri minori si trovano nei campi di rifugiati di
Skaramagas, Lesbo e Moria, in Grecia; nelle scuole delle zone
urbane di Atene e in centri di accoglienza per minori migranti
della Sicilia e della Calabria. Complessivamente sono stati 191
gli educatori formati sul terreno, in 72 sessioni di lavoro di 2
ore l'una, in 19 località diverse.
"L'autostima, l'empowerment e la fiducia in sé dei minori è
aumentata moltissimo", nel 44,8% delle bambine e nel 43,7% dei
bambini, ha osservato la Valles. Tutti gli indicatori di
socializzazione, autostima e autonomia hanno rilevato un
notevole miglioramento già durante le prime 25 settimane del
programma, secondo quanto rileva il rapporto. Le attività si
basano sul trasferimento della metodologia Futbolnet agli enti e
soci locali che lavorano con rifugiati nei vari paesi, e
utilizzano lo sport e l'attività fisica per promuovere il
dialogo, il rispetto, la tolleranza fra i bambini e i giovani.
L'ex calciatore francese, Lilian Thuram, è stato fra i primi
a essere coinvolto nelle attività del programma: "Le situazioni
che si trattano con FutBolNet sono le stesse dei minori in
grandi città come Parigi o Barcellona", ha rilevato. "Ti rendi
conto dell'importanza di fare felici i bambini. Il calcio è lo
sport numero uno, perché crea molte emozioni e trascende le idee
politiche, le religioni, il colore della pelle", ha aggiunto. Il
campione, che è stato 4 giorni in Libano come educatore, ha poi
criticato il fatto che in Europa si attraversi "un periodo
politico in cui si stigmatizza i rifugiati. Non credo sia
giusto", ha concluso. (ANSAmed).