Per il quarto giorno consecutivo Tripoli, principale porto nel nord del Libano e città da anni considerata la più povera di tutto il paese, è stata teatro ieri sera di violenti scontri tra manifestanti che protestavano contro l'assenza di interventi governativi a sostegno della crescente povertà e indigenza in un contesto di crisi economica prolungata e aggravata dalle misure anti-covid.
"I criminali che hanno bruciato la sede del comune di Tripoli, e che hanno cercato di bruciare la sede del Tribunale religioso, hanno mostrato tutto il risentimento che hanno nei confronti della città", ha aggiunto il premier. "Bisogna ora arrestare questi criminali perché siano ritenuti responsabili di ciò che hanno commesso", ha detto Diab chiedendo l'apertura di una inchiesta. Il premier ha definito gli autori di queste azioni come dei "teppisti".
Le violenze, quasi ininterrotte da lunedì sera, hanno finora ucciso due manifestanti e causato il ferimento di più di 300 persone, tra cui una trentina di militari e agenti di polizia.
Amnesty International e organizzazioni umanitarie locali hanno documentato violazioni commesse contro i manifestanti da parte delle forze dell'ordine. (ANSAmed).