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Libano: rilasciata giovane attivista critica di Hezbollah

La donna era stata condannata come 'spia' di Israele

17 marzo, 10:49

(ANSAMed) - BEIRUT, 17 MAR - E' stata rilasciata a Beirut dopo nove mesi di carcere una giovane donna libanese, attivista e con posizioni esplicitamente anti-Hezbollah. I media libanesi riferiscono stamani che la corte di cassazione militare di Beirut ha ordinato il rilascio di Kinda Khatib, 23 anni, dopo che la giovane era stata condannata a tre anni e mezzo di lavori forzati perché riconosciuta colpevole di "collaborazione con il nemico" e "intrusione in territorio nemico", in riferimento a Israele.

Libano e Israele sono in stato di belligeranza dalla loro nascita come stati formalmente indipendenti più di 70 anni fa.

Khatib è originaria del nord del Libano, dove aveva avuto un ruolo di primo piano nell'organizzazione delle proteste anti-governative contro la corruzione e il carovita in corso nel paese sin dall'autunno 2019. La giovane era stata arrestata nel giugno 2020 dopo aver espresso sui social network opinioni critiche nei confronti di Hezbollah e del suo leader, Hasan Nasrallah.

Khatib era stata sottoposta a un processo presso il tribunale militare con l'accusa di aver avuto contatti col "nemico" israeliano, in riferimento al fatto che su Twitter ha avuto uno scambio di messaggi con un giornalista israeliano.

L'accusa del tribunale militare di Beirut ha sostenuto che la giovane, studentessa presso l'università libanese, si fosse recata in Israele attraverso la Giordania, una circostanza sempre negata dalla ragazza e dai suoi familiari.

Diversi commentatori locali avevano sottolineato "la dimensione politica" della decisione dei giudici, ispirata - si affermava - dalla pressione dei servizi di sicurezza libanesi vicini allo stesso Partito di Dio, che "non tollera critiche".

Nel 2017 fece scalpore la vicenda di Ziad Itani, un regista cinematografico, arrestato e poi accusato di spionaggio in favore di Israele. Itani era rimasto in carcere per oltre cento giorni e aveva poi mostrato prove circa le torture subite durante la detenzione, avvenuta all'epoca su ordine dell'allora responsabile del dipartimento di cyber crimine della Sicurezza generale, Suzanne al Hajj, considerata vicina agli Hezbollah.

(ANSAMed).

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