Come sempre a pagare il prezzo più alto sono i civili, che non sono solo i libici coinvolti loro malgrado nella guerra, ma anche le decine di migliaia di stranieri che vi risiedevano da anni, da quando il regime di Gheddafi ne ''importò'' un numero enorme da impiegare in ogni settore, dai lavori pesanti (costruzioni ed opere infrastrutturali) alle professioni più qualificate (medici ed ingegneri). Ma ora, con la guerra che si combatte ovunque, tra milizie, jihadisti ed eserciti più o meno ufficiali, per gli stranieri che cercano di scappare la strada verso la più vicina frontiera non è meno pericolosa dei teatri di battaglia. In questo momento il dramma si somma al dramma e c'è chi, straniero, è ancora più in pericolo perchè non ha un documento ufficiale che gli consenta di uscire dalla Libia. In tutto questo chi fugge è in balia di tutti, a cominciare dalle varie bande di miliziani che, kalashnikov in pugno, istituiscono posti di blocco lungo le strade verso i confini, che diventano l'occasione per depredare chi finisce nelle loro grinfie. Ne sanno qualche cosa i marocchini che, dopo avere lavorato per anni spesso come domestici e cuochi nelle abitazioni dei boiardi del regime del Colonnello, ora cercano di tornare a casa, pur se molti di loro non hanno documenti, sequestrati dai datori di lavoro libici a mo' di misura precauzionale nel caso volessero lasciare l'impiego. Ma, tra la Libia ed il Marocco, ci sono migliaia di chilometri e confini sono difficilissimi da attraversare (Tunisia, Algeria) soprattutto se si è privi dei necessari documenti e con l'inasprimento dei controlli alla frontiera per evitare il passaggio di chi potrebbe dimostrarsi pericoloso per la sicurezza. Fino al 5 maggio scorso (secondo la Map) i marocchini scappati dalla Libia passando per il posto di frontiera tunisino di Ras Jedir erano 5.700, ma si ignora quanti ancora si trovino in Libia perchè nell'impossibilità di scappare. E c'è anche il problema dei figli delle donne marocchine che sono sposate a libici, i quali non danno loro l'autorizzazione ad espatriare. L'Egitto, nelle stesse ore in cui decideva di assumere un ruolo attivo nella situazione libica, ha organizzato dalla Tunisia un ponte aereo per fare tornare i suoi cittadini, riportandone a casa migliaia dallo scalo di Djerba-Zarzis. Per i tunisini il passaggio dovrebbe essere più facile, visto il confine comune con la Libia, ma la tensione che si è determinata tra contrabbandieri libici e forze di sicurezza di Tunisi è spesso occasione di scontri cruenti. (ANSAmed).
Libia: l'inferno degli stranieri che fuggono da violenze
In migliaia verso frontiere per tentare di tornare a casa
Come sempre a pagare il prezzo più alto sono i civili, che non sono solo i libici coinvolti loro malgrado nella guerra, ma anche le decine di migliaia di stranieri che vi risiedevano da anni, da quando il regime di Gheddafi ne ''importò'' un numero enorme da impiegare in ogni settore, dai lavori pesanti (costruzioni ed opere infrastrutturali) alle professioni più qualificate (medici ed ingegneri). Ma ora, con la guerra che si combatte ovunque, tra milizie, jihadisti ed eserciti più o meno ufficiali, per gli stranieri che cercano di scappare la strada verso la più vicina frontiera non è meno pericolosa dei teatri di battaglia. In questo momento il dramma si somma al dramma e c'è chi, straniero, è ancora più in pericolo perchè non ha un documento ufficiale che gli consenta di uscire dalla Libia. In tutto questo chi fugge è in balia di tutti, a cominciare dalle varie bande di miliziani che, kalashnikov in pugno, istituiscono posti di blocco lungo le strade verso i confini, che diventano l'occasione per depredare chi finisce nelle loro grinfie. Ne sanno qualche cosa i marocchini che, dopo avere lavorato per anni spesso come domestici e cuochi nelle abitazioni dei boiardi del regime del Colonnello, ora cercano di tornare a casa, pur se molti di loro non hanno documenti, sequestrati dai datori di lavoro libici a mo' di misura precauzionale nel caso volessero lasciare l'impiego. Ma, tra la Libia ed il Marocco, ci sono migliaia di chilometri e confini sono difficilissimi da attraversare (Tunisia, Algeria) soprattutto se si è privi dei necessari documenti e con l'inasprimento dei controlli alla frontiera per evitare il passaggio di chi potrebbe dimostrarsi pericoloso per la sicurezza. Fino al 5 maggio scorso (secondo la Map) i marocchini scappati dalla Libia passando per il posto di frontiera tunisino di Ras Jedir erano 5.700, ma si ignora quanti ancora si trovino in Libia perchè nell'impossibilità di scappare. E c'è anche il problema dei figli delle donne marocchine che sono sposate a libici, i quali non danno loro l'autorizzazione ad espatriare. L'Egitto, nelle stesse ore in cui decideva di assumere un ruolo attivo nella situazione libica, ha organizzato dalla Tunisia un ponte aereo per fare tornare i suoi cittadini, riportandone a casa migliaia dallo scalo di Djerba-Zarzis. Per i tunisini il passaggio dovrebbe essere più facile, visto il confine comune con la Libia, ma la tensione che si è determinata tra contrabbandieri libici e forze di sicurezza di Tunisi è spesso occasione di scontri cruenti. (ANSAmed).