(ANSAmed) - PALERMO, 17 GEN - Un team di psicologi e
mediatori culturali di Medici Senza Frontiere ha fornito
assistenza psicologica ai superstiti del tragico naufragio del
13 gennaio al largo della Libia, nel quale avrebbero perso la
vita circa 180 persone. I quattro sopravvissuti sono arrivati
ieri sera a Trapani a bordo della Siem Pilot, la nave
commerciale norvegese che trasportava oltre a loro anche 34
persone soccorse durante un'altra operazione di salvataggio, e 4
cadaveri. I superstiti, una donna e tre uomini di origine etiope
ed eritrea, hanno raccontato la dinamica del disastro che
avrebbe causato 180 vittime, un numero di gran lunga superiore a
quello ipotizzato inizialmente. Il barcone, con circa 195
persone a bordo, avrebbe subito un guasto ad entrambi i motori e
ha poi iniziato ad imbarcare acqua fino ad affondare del tutto.
"Siamo rimasti in balia delle onde per più di 11 ore prima
che arrivassero i soccorsi", racconta un ragazzo eritreo.
"Quando siamo arrivati al molo, le persone che abbiamo assistito
erano molto scosse dall'orribile esperienza alla quale sono
sopravvissute. Un uomo ha perso la moglie nel naufragio, senza
neanche poter recuperare il corpo", spiega Andrea Ciocca,
coordinatore del team di primo soccorso psicologico Msf a
Trapani. "Le centinaia di storie che abbiamo ascoltato negli
ultimi mesi durante l'assistenza psicologica agli sbarchi sono
di disperazione, di famiglie e vite spezzate, ma non ci
abitueremo mai a questa enorme sofferenza".
Dall'inizio del 2017, già 219 persone hanno perso la vita
durante il viaggio in mare. Si aggiungono ai più di 5.000 morti
del 2016, fino ad ora l'anno più nefasto nel Mediterraneo
centrale.(ANSAmed).