Se hai scelto di non accettare i cookie di profilazione e tracciamento, puoi aderire all’abbonamento "Consentless" a un costo molto accessibile, oppure scegliere un altro abbonamento per accedere ad ANSA.it.

Ti invitiamo a leggere le Condizioni Generali di Servizio, la Cookie Policy e l'Informativa Privacy.

Puoi leggere tutti i titoli di ANSA.it
e 10 contenuti ogni 30 giorni
a €16,99/anno

  • Servizio equivalente a quello accessibile prestando il consenso ai cookie di profilazione pubblicitaria e tracciamento
  • Durata annuale (senza rinnovo automatico)
  • Un pop-up ti avvertirà che hai raggiunto i contenuti consentiti in 30 giorni (potrai continuare a vedere tutti i titoli del sito, ma per aprire altri contenuti dovrai attendere il successivo periodo di 30 giorni)
  • Pubblicità presente ma non profilata o gestibile mediante il pannello delle preferenze
  • Iscrizione alle Newsletter tematiche curate dalle redazioni ANSA.


Per accedere senza limiti a tutti i contenuti di ANSA.it

Scegli il piano di abbonamento più adatto alle tue esigenze.

Padre Zerai, blocco Ong chiude cerchio guerra a migranti

Prete indagato a Trapani, chi dà mano libera Libia è complice orrori

14 agosto, 18:57

Padre Mussie Zerai, operatore umanitario pro-migranti, e presidente dell'Agenzia Habeshia, Padre Mussie Zerai, operatore umanitario pro-migranti, e presidente dell'Agenzia Habeshia,

ROMA - "Il blocco per le navi delle Ong a 97 miglia dalle coste africane, ordinato dal Governo di Tripoli con il nulla osta ed anzi il plauso dell'Italia e dell'Unione Europea, chiude il cerchio di quella che appare quasi una guerra contro i migranti nel Mediterraneo".

Lo dice padre Mussie Zerai, operatore umanitario pro-migranti con la sua Agenzia Habeshia, di cui si è appresa nei giorni scorsi lo stato di indagato da parte della procura di Trapani.

Ricordando che "la Corte Penale Internazionale ha aperto un'inchiesta su quanto sta accadendo ai migranti in Libia nei cosiddetti 'centri di accoglienza' e su certi episodi che riguardano la stessa Guardia Costiera, avanzando l'ipotesi anche di 'crimini contro l'umanità'", don Zerai sottolinea che "chiunque sia artefice di questa politica di respingimento e chiusura totale e chiunque la sostenga - sorvolando, tra l'altro, sul fatto che la Libia si è sempre rifiutata di firmare la Convenzione di Ginevra sui diritti dei rifugiati - si rende complice di tutti questi orrori e prima o poi sarà chiamato a risponderne", "anche di fronte a una corte di giustizia".

La situazione dei soccorsi ai battelli carichi di profughi che chiedono asilo e rifugio in Europa - spiega padre Zerai -, viene riportata a quella creatasi all'indomani dell'abolizione del progetto Mare Nostrum quando, dovendo partire le navi da centinaia di chilometri di distanza per rispondere alle richieste di aiuto, ci fu immediatamente una moltiplicazione delle vittime e delle sofferenze. Non a caso, prima Medici Senza Frontiere e poi anche Save the Children e Sea Eye, hanno deciso di sospendere le operazioni di salvataggio in mare: troppo lunga la distanza da percorrere per fronteggiare con efficacia emergenze nelle quali anche un solo minuto di ritardo può risultare decisivo e, soprattutto, troppo rischioso - per sé ma ancora di più per i migranti - sfidare le minacce della Guardia Costiera libica, la quale non esita a sparare contro le unità dei soccorritori, come dimostra tutta una serie di episodi, incluso quello denunciato proprio in questi giorni dalla Ong spagnola Proactiva Open Arms".

Secondo il prete eritreo, già candidato al Nobel per la Pace, "la decisione di dare 'mano libera' alla Libia purché, attuando veri e propri respingimenti di massa, si addossi il lavoro sporco di fermare profughi e migranti prima ancora che possano imbarcarsi o a poche miglia dalla riva, è il capitolo conclusivo della politica che, iniziata con il Processo di Rabat (2006) e proseguita con il Processo di Khartoum (novembre 2014), con gli accordi di Malta (novembre 2015) e il patto con la Turchia (marzo 2016), mira a esternalizzare fino al Sahara le frontiere della Fortezza Europa, confinando al di là di quella barriera migliaia di disperati in cerca solo di salvezza da guerre, persecuzioni, fame, carestia, e intrappolando nel caos della Libia quelli che riescono ad entrare o sono intercettati in mare e riportati di forza in Africa".

"Alla luce di tutto questo - aggiunge - l'agenzia Habeshia fa appello alla comunità internazionale e alla società civile dell'intera Europa perché contestino le scelte effettuate dalle istituzioni politiche dell'Unione e dei singoli Stati e le inducano a un radicale ripensamento, revocando tutti i provvedimenti di blocco, istituendo canali legali di immigrazione e riformando il sistema di accoglienza, oggi diverso da Paese a Paese, per arrivare a un programma unico con quote obbligatorie, condiviso, accettato e applicato da tutti gli Sta

© Copyright ANSA - Tutti i diritti riservati