ROMA - Amnesty International ha sollecitato le parti in confitto in Libia a permettere ai civili di lasciare le aree al centro degli scontri.
"Tutti i civili che vogliono lasciare le aree coinvolte nei combattimenti dovrebbero farlo liberamente senza finire sotto attacco", ha sottolineato Magdalena Mughrabi, vicedirettrice per il Medio Oriente e l'Africa del Nord di Amnesty International.
L'organizzazione internazionale per le migrazioni ha reso noto che finora circa 2.800 persone sono sfollate a causa dei combattimenti e che in alcune zone i residenti non riescono a fuggire a causa dell'intensità degli scontri.
Le richieste di una tregua per evacuare i feriti e i civili da alcune zone sono state ignorate, secondo quanto riportato in un comunicato emesso ieri da Amnesty International. "Si tratta di persone già in condizioni di estrema vulnerabilità e che hanno subito orribili violenze da parte delle autorità che le tengono in detenzione e dei trafficanti. Vi sono timori concreti per la loro incolumità e per la loro situazione umanitaria in caso di aumento degli scontri. Abbiamo già ricevuto notizie di detenuti bloccati, senza acqua né cibo, in condizioni inumane", ha aggiunto Mughrabi. Secondo il ministero della Salute di Tripoli dal quattro aprile, giorno dell'inizio dell'offensiva del generale Khalifa Haftar verso la capitale, sono state uccise almeno 25 persone e altre 80 sono rimaste ferite. Secondo le Nazioni Unite tra le vittime vi sono almeno quattro civili, tra cui due operatori sanitari.
"L'escalation di violenza alle porte di Tripoli è profondamente preoccupante: temiamo che il numero delle vittime civili aumenti rapidamente e che i combattimenti vadano a interessare zone più densamente popolate della capitale libica", ha dichiarato Mughrabi. "Tutte le parti in conflitto sono obbligate dal diritto internazionale umanitario a proteggere i civili. Esse devono sempre distinguere tra civili e combattenti ed è loro assolutamente vietato colpire civili, operatori sanitari e strutture mediche. Munizioni esplosive ad ampio effetto, come i colpi di artiglieria e di mortaio, non devono mai essere impiegate nei pressi dei centri abitati", ha aggiunto Mughrabi.