"Continuiamo, inoltre, a ricevere segnalazioni di presenza su larga scala di mercenari e agenti stranieri", ha detto al Consiglio di sicurezza la rappresentante speciale in Libia. Una presenza che, a suo avviso, complica la situazione nel Paese.
Sul terreno, un "difficile scontro" continua intorno a Sirte, mettendo a rischio la vita dei 130.000 abitanti di questa città costiera così come l'infrastruttura petrolifera vitale del paese, che è la sua ancora di salvezza economica. Nella notte tra l'1 e il 2 settembre, razzi sono stati sparati da forze affiliate al generale Haftar che non hanno causato danni o feriti,'' ma sono una violazione del cessate il fuoco". Inoltre, secondo la rappresentante Onu, ''l'instabilità politica e militare in Libia è esacerbata dal deterioramento delle condizioni economiche e sociali. La parziale revoca del blocco delle raffinerie di petrolio da parte delle forze di Haftar non ha ridotto la crisi energetica in Libia. A Tripoli, le persone vivono 20 ore al giorno senza elettricità''. "Dobbiamo rendere una priorità assoluta la revoca del blocco petrolifero, in vigore da gennaio'', ha detto Williams, sottolineando che "l'uso del petrolio come arma di guerra ha solo esacerbato la miseria dei libici e spinto il paese verso il collasso economico e sociale".
Infine, secondo la rappresentante Onu, la situazione dei migranti e dei rifugiati sul territorio libico continua ad essere fonte di profonda preoccupazione. Il 17 agosto, almeno 45 di loro sono morti al largo delle coste libiche mentre tentavano di attraversare il Mediterraneo verso l'Europa. Ciò dimostra che "la Libia non può essere considerata un porto di sbarco sicuro''.(ANSAmed).