L'annuncio è stato fatto nella capitale tunisina dalla rappresentante speciale del segretario generale dell'Onu e capo ad interim dell'Unsmil, Stephanie Williams, al termine della terza giornata di colloqui che da lunedì stanno impegnando 75 esponenti libici selezionati dalle stesse Nazioni Unite per rappresentare al meglio i diversi punti di vista politici, interessi regionali e gruppi sociali.
I colloqui - che proseguiranno nei prossimi giorni - si svolgono in parallelo con incontri di una commissione che riunisce a Sirte le due fazioni militari in lotta: quella di Tripoli-Misurata che appoggia il premier uscente Fayez al Sarraj e le milizie del sedicente Esercito nazionale libico di cui Khalifa Haftar è comandante generale. Il loro obbiettivo è quello di mettere in pratica la tregua concordata il mese scorso a Ginevra.
L' "accordo preliminare per porre fine all'attuale fase di transizione e indire elezioni presidenziali e parlamentari trasparenti in un periodo non superiore ai 18 mesi" annunciato da Williams fa il paio con indiscrezioni secondo cui Sarraj potrebbe rimanere in carica ancora proprio per un anno e mezzo, come suggerito pure da una visita semi-segreta che avrebbe compiuto ieri al Cairo, grande sponsor di Haftar. L'obbiettivo dell'Onu è anche quello di creare un'autorità che possa gestire la fase di transizione verso le elezioni nelle due parti del Paese.
La Libia - nei quasi dieci anni di instabilità seguiti all'uccisione del colonnello-dittatore Muammar Gheddafi, e soprattutto nell'ultimo quinquennio di negoziati interrotti per 14 mesi fino al giugno scorso dal fallito attacco di Haftar a Tripoli - ha gli archivi pieni di elezioni preannunciate e poi mai svolte. Non a caso la stessa Williams, aprendo i lavori del Forum - che peraltro ha definito "la migliore opportunità" di pace degli ultimi sei anni per la Libia - ha avvertito che "la strada non sarà un tappeto di fiori".
Divisi dal fronte assestatosi a Sirte, quasi esattamente al centro della Libia, sul terreno restano infatti le milizie di Tripoli-Misurata, appoggiate dalla Turchia, e le forze di Haftar sostenute da Emirati arabi, Russia (attraverso i mercenari Wagner) e l'Egitto: contrapposti interessi geopolitici ancora armati. (ANSA).