ROMA - Il Tar del Lazio ha disposto la sospensione del divieto d'ingresso nelle acque territoriali italiane della Open Arms. "Alla luce della documentazione prodotta (medical report e relazione psicologica)" e "della prospettata situazione di eccezionale gravità ed urgenza" si giustifica "la concessione della richiesta" per "consentire l'ingresso della nave Open Arms in acque territoriali italiane e quindi di prestare l'immediata assistenza alle persone soccorse maggiormente bisognevoli", rileva il Tar del Lazio, accogliendo il ricorso dell'Ong spagnola Open Arms e sospendendo il divieto di ingresso in acque italiane.
Il Viminale contesta la decisione del Tar del Lazio sulla sospensione del divieto di ingresso in acque italiane della Open Arms e proporrà ricorso urgente al Consiglio di Stato. Il ministro dell'Interno Matteo Salvini inoltre, si apprende, è pronto a firmare un nuovo provvedimento di divieto di ingresso nelle acque territoriali italiane. La decisione di ricorrere al Consiglio di Stato, secondo quanto si apprende, sarebbe motivata dal fatto che agli avvenimenti citati nel provvedimento del Tar se ne sono aggiunti altri. Per giorni, si osserva, "Open Arms si è infatti trattenuta in acque Sar libiche e maltesi, ha anticipato altre operazioni di soccorso e ha fatto sistematica raccolta di persone con l'obiettivo politico di portarle in Italia". "C'è un disegno - ha detto ancora Salvini - per tornare indietro e aprire i porti italiani, per trasformare il nostro Paese nel campo profughi d'Europa. Ma io non torno indietro".
Open Arms ha subito dichiarato che, sulla base della decisione dei giudici, "ci dirigiamo verso il porto sicuro più vicino in modo che i diritti delle 147 persone, da 13 giorni sul ponte della nostra nave, vengano garantiti". "Siamo lieti di constatare come, ancora una volta, dopo il Tribunale per i Minori, anche il Tar abbia ritenuto di dover intervenire per tutelare la vita e la dignità delle persone - sottolinea Open Arms - e abbia riconosciuto le ragioni della nostra azione in mare, ribadendo la non violabilità delle Convenzioni internazionali e del diritto del mare".