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Immigrazione: sono 513 mila i marocchini residenti in Italia

Studio, è la prima comunità extra Ue,'ponte su Mediterraneo'

29 gennaio, 17:20

(di Luciana Borsatti).

(ANSAmed) - ROMA, 29 GEN - Conta oltre mezzo milione di persone, e' la piu' numerosa comunita' di immigrati in Italia di provenienza extraeuropea (e la seconda dopo quella rumena), è radicata da decenni e, grazie ai ricongiungimenti, le donne ne costituiscono quasi la metà. Si tratta della comunità marocchina in Italia, "un ponte sul Mediterraneo", come la definisce un libro edito dal Centro di ricerche Idos, con la collaborazione del ministero di Rabat per i residenti all'estero e dell'Ambasciata del Marocco.

"Anche il nostro è un Paese di emigrazione e di immigrazione - ha esordito l'ambasciatore Hassan Abouyoub alla presentazione della ricerca, nella sede della Stampa estera - e quindi condiviamo molti problemi con l'Italia". Come a dire che l'immigrazione è un fenomeno globale che vede in prima linea, in particolare per i flussi dall'Africa subsahariana, proprio i Paesi della sponda sud del Mediterrano che guardano all'Europa.

Il Marocco è anche stato il primo Paese ad aver firmato, nel giugno 2013, la 'partnership sulla mobilità' con la Commissione europea per favorire l'immigrazione regolare, e con l'Italia conduce varie iniziative per favorirla. In particolare quella condotta con il ministero dell'Interno italiano denominata Iprit (Immigrazione. Percorso di irregolarità in Italia), che con corsi di formazione, una guida bilinque distribuita in centinaia di copie e anche tramite i social media, si propone di far conoscere la normativa italiana già nel paese di provenienza.

La comunità marocchina in Italia è paragonabile per entità a quella spagnola, ed è circa la metà di quella residente in Francia, su un totale di tre milioni di marocchini in Europa. L'immigrazione in Italia ha avuto uno sviluppo consistente a partire dagli anni Ottanta, e un'impennata tra il 2001 e il 2012, con un aumento di 346 mila unità. La maggior parte degli attuali 513 mila è concentrata nell'area lombardo-veneta, ma anche in alcune zone del sud come a Reggio Calabria. A rendere stabile questa presenza è non solo il fatto che il 64,1% ha un permesso di lungo periodo, ma anche i frequenti ricongiungimenti familiari e la conseguente ampia presenza di donne (il 44%) e di minori (oltre il 30%): e mentre tra le prime solo il 23% ha un lavoro e vi è ancora un problema di scarsa alfabetizzazione - per il quale da parte del Marocco vi è un progetto di formazione a distanza con la collaborazione italiana - i ragazzi (circa 100 mila quelli sui banchi di scuola), sono coloro che svolgono di fatto il ruolo di 'mediatori culturali' con la società italiana.

Sul piano economico, anche la comunità marocchina in Italia ha risentito della crisi, con significativi cali nei tassi di occupazione: solo 151 mila sono gli occupati (su un totale di 300 mila persone che compongono la forza lavoro), fra cui un significativo 18,44% titolare di una impresa individuale.

E proprio la crisi occupazionale "rappresenta una sfida anche per noi", ha detto la viceministro del Lavoro Maria Cecilia Guerra, dato che la maggior parte delle famiglie marocchine è monoreddito e con una rilevante presenza di minori. E questo aumenta il rischio povertà, visto che il reddito medio in quelle famiglie, ha aggiunto, "è il 53% di quello italiano". Uno sforzo congiunto deve dunque essere compiuto, ha detto ancora Guerra, per favorire sia l'inserimento nel lavoro sia l'integrazione. Da parte sua il Marocco segnala una serie di restrizioni nell'accesso alle prestazioni socio-previdenziali, quelle che nell'ultimo decennio riguardano i cittadini extracomunitari.

Ciò, ha evidenziato l'ambasciatore Abouyoub, rappresenta una violazione dell'art.65 dell'accordo tra Commissione europea e Marocco in vigore dal 2000, che vieta le discriminazioni tra i lavoratori marocchini ed i cittadini italiani. (ANSAmed).

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