Gli atenei del Regno fanno parte di quel sistema della formazione che il Marocco ritiene centrale nella più generale dinamica dello sviluppo perchè, oltre a fornire la classe dirigente futura, è anche anche l'humus migliore sul quale testare l'efficacia delle riforme e come esse possano essere accolte dalla società.
Ma negli ultimi mesi le università marocchine sembrano percorse da fremiti che se non sono proprio di rivolta, quanto meno sono un preciso segnale di un malessere, che, per stessa ammissione del ministro dell'Insegnamento supoeriore, Lahcen Daoudi, portano lo stigma dell'estrema sinistra, di quella sinistra radicale che male accetta il dialogo che ritiene già una concessione alla controparte.
Un esempio viene dall'Università di Oujda teatro, negli ultimi giorni di dicembre, di violentissimi scontri tra studenti in rivolta e agenti di polizia. Se il bilancio ufficiale del Ministero degli Interni parla di una settantina di agenti feriti (una decina dei quali in modo grave) soprattutto da sassiole, sono stati pochissimi, in proporzione, gli studenti che si sono fatti medicare in ospedale, nel timore di venire identificati e quindi denunciati.
Il tavolo delle rivendicazioni studentesche è molto ampio e contiene soprattutto i criteri di ammissione sia ai corsi universitari di base che a master e dottorati, ma anche i servizi, l'assistenza sanitaria e così via. E a nulla sembrano servire colloqui e contatti, perchè le proteste da verbali si tramutano in fisiche, anche quando accordi ed intese appaiono vicini. Il ministro Daoudi, sulla cui scrivania sono arrivati i dossier delle proteste universitarie, punta il dito verso la sinistra estrema, parlando di istigatori che rimestano nell'insoddisfazione degli studenti utilizzandola come leva politica e, quindi, comportandosi da opposizione.
L'impressione è che, come negli anni '70 in Europa ed in parte anche in Marocco, gli atenei si stiano trasformando in un ''recinto idoelogico'', un laboratorio dove si confrontano ideologie opposte senza riuscire a coagularle in una comune piattaforma da proporre al Governo. (ANSAmed).