Poi, a ruota, tocca a Abderrahmane Ghannam, rappresentante del ministero saudita degli Affari Islamici, massima autorità in tema religioso: "dobbiamo immunizzare la gioventù contro i fanatismi, gli estremisti e i terroristi che minano la nostra religione". Gli applausi scrosciano nella sala riunioni di uno dei più grandi alberghi di Marrakech. È qui che si sono dati appuntamento i giovani musulmani riuniti sotto la sigla WAMY, World Assembly of Muslim Youth che raccoglie oltre 500 organizzazioni islamiche in rappresentanza di 90 paesi. Il meeting che quest'anno tocca Marrakech e fa tappa così in Africa, ha l'obiettivo di proporre un progetto educativo comune da sviluppare nel corso dei prossimi quattro anni.
L'organizzazione lavora sul fronte umanitario, innanzitutto ma sempre nel segno dell'islam.
Davanti alla platea sfilano gli ospiti d'onore: ex capi di Stato, scienziati, teologi. Prima c'è spazio per la filosofia, poi per elencare i risultati lusinghieri raggiunti in Malesia e Cameroun, per esempio, sul fronte sanitario. Ma la tensione è nell'aria e senza mai far riferimento ai recenti fatti parigini, o agli ultimi attentati terroristici nel resto del mondo, la scia di polemiche seguita alla strage di Charlie Hebdo si apre un varco. E persino l'imam della grande moschea della Mecca, il faro della cultura religiosa musulmana, Saleh Ben Abdellah Ben Hamid tocca le corde più sensibili della comunità: puntiamo tutto sui giovani, dice, insistendo sulla necessità "di combattere l'estremismo che è la cancrena del mondo musulmano".