I Paesi del Nord del continente africano sono, ormai da anni, al centro di una azione concentrica portata avanti dalle correnti che si ritengono le più ortodosse della religione musulmana e che, espressione dei ricchi Regni petroliferi del Golfo, hanno mezzi e strumenti per rendere molto efficace la loro opera di penetrazione.
Il Marocco, il cui re, Mohamed VI si fregia del titolo di "comandante dei credenti", ha pagato sulla sua pelle il terrorismo islamista (come nel caso degli attentati di Casablanca), ma, anzichè cedere al ricatto dell'emotività, ha cominciato a programmare la formazione degli imam (che dipendono dal Ministero degli Affari religiosi) per "vaccinarli" dal pericolo di contaminazione eversive dell'Islam. Non per nulla il Regno - al di là di singole esplosioni estremistiche - oggi appare come rafforzato nella sua posizione di Stato islamico illuminato.
Non è un'opera facile, quella intrapresa dal Marocco, ma sta raccogliendo i suoi frutti. Anzi sta procedendo con obiettivi ancora più ambiziosi, come conferma l'inaugurazione a Rabat di un istituto (intitolato a Mohamed VI e che sorge nel quartiere universitario di Madinate Al Irfane)) per la formazione di imam, marocchini e stranieri. Ed è quest'ultima definizione, di "morchidines", come recita il documento ufficiale di costituzione dell'Istituto, ad aprire le porte anche ad altri Paesi che, riconoscendo la validità del modello marocchino, vi invieranno i propri ulema, nella certezza di vederli tornare a casa più forti nel loro essere espressione dell'Islam illuminato, quello del "giusto mezzo".
A conferma di ciò il fatto che, ai prossimi corsi di formazione dell'Istituto (capace di 1000 posti e nel quale sono stati investiti 230 milioni di dirham), parteciperanno circa 200 ulema provenienti da Mali, Libia, Nigeria e Tunisia, Paesi alle prese con movimenti terroristici che si ammantano di religione.
Ed altri vengono da Guinea Conakry, Costa d'Avorio ed anche dalla Francia.
I valori autentici dell'Islam, quindi, come anticorpi contro l'estremismo che pure tanto sta attecchendo in Paesi dove a fare da collettore agli integralismi sono povertà ed emarginazione.
(ANSAmed).