Accuse precise, inequivocabili sull'utilizzo della forma più estrema di coercizione contro coloro che possono essere etichettati come oppositori. Secondo AI, peraltro, quelli che denunciano casi di tortura lo fanno ben sapendo di rischiare pesanti condanne (sino a cinque anni di reclusione) per avere diffamato appartenenti a corpi dello Stato.
Nel suo rapporto, Amnesty international descrive come, tra carceri, caserme e commissariati, l'uso della violenza da parte dello Stato è ormai assurto quasi a sistema, con raffinate tecniche di tortura che non sono solo fisiche (scariche elettriche, violenze sessuali, costrizioni per ore a posture innaturali e dolorosissime), ma anche psicologiche, tutte comunque finalizzate a schiantare la resistenza di coloro che vi sono sottoposti.
Amnesty chiede che a tutto questo venga posta fine, avviando una serie di non più rinviabili riforme, a cominciare da quella per garantire alla magistratura una vera indipendenza e quindi resecare il filo doppio che la lega a chi, in nome e per conto dello Stato, non esercita giustizia, ma applica violenza. Queste vicenda, ha detto Salil Shetty, segretario generale di Amnesty International nel presentare il rapporto, certo non aiuta l'immagine di Paese aperto che il Marocco vuole dare di sè.
La risposta delle Istituzioni non s'è fatta attendere e, quando Shetty aveva concluso da poco più d'un'ora la sua conferenza, la replica è arrivata dalla Delegazione interministeriale per i diritti dell'Uomo che, per bocca del suo segretario generale, Abderazzak Rouane, ha confutato conclusioni, ma soprattutto premesse del rapporto di AI, condotto, ha detto, con metodi non chiari e che fa considerazioni generali partendo da episodi particolari. Rouane ha contestato i numeri, sottolineando che sono stati accertati ''solo'' 76 casi di tortura, contro i 173 denunciati da Amnesty e che ormai il Marocco ha ''rotto con il passato''. Dalle contesazioni sul rapporto, Rouane è passato ai rapporti con Amnesty che, ha rivelato, ha licenziato il suo rapporto nonostante i colloqui in corso (ce ne sono stati dieci) e la disponibilità del Regno ad intervenire. Insomma, conclusioni tratte anche dopo avere ricevuto rassicurazioni di immediati interventi. (ANSAmed).