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Marocco: Charifa, donna e combattente diritti lavoratrici

Contro abusi sessuali e sfruttamento raccoglitrici fragole

14 luglio, 13:09

(di Diego Minuti) (ANSAmed) - ROMA, 14 lug - Le lotte per il riconoscimento dei diritti delle migliaia di raccoglitrici marocchine di fragole hanno il volto fiero e segnato di una ragazza di 25 anni che ha scelto di combattere in prima persona, 'invadendo' un campo sindacale sino ad oggi esclusivamente maschile. E lo ha fatto senza alcuna paura, sapendo di esporsi a qualcosa più che semplici ritorsioni. Si chiama Charifa Beja, originaria di Douar Oulad Ouchih: e' a lei che ora moltissime donne guardano con speranza affinchè cessi quel clima di abusi e di sfruttamento che le condizionano costantemente e che sembrava, almeno sino a ieri, essere una piaga incurabile dell'agricoltura marocchina.

Charifa non è una semplice sindacalista, perchè ha cominciato a raccogliere fragole dall'età di 14 anni, da quando fu costretta a lasciare la scuola perchè i dieci chilometri che percorreva ogni giorno per raggiungere il suo istituto scolastico erano diventati un incubo, tra tentativi di aggressioni, furti o anche violenze. Quello delle raccoglitrici era un settore senza regole, senza contratti o tutele sociali, sindacali o sanitarie.

Dove il lavoro si svolge ancora in condizioni durissime, in regioni dove il caldo, quello che rende le fragole un prodotto ricercatissimo, è un nemico implacabile. Giovanissima ha cominciato a chinare la schiena per ore: fatica e patimenti per lei e le sue compagne, conditi da una serie di soprusi, sotto la continua minaccia - spesso anche attuata - di abusi sessuali.

Tutto sopportato sino a quando il ''padrone'' si rifiutò di portare in ospedale una sua compagna, ferita in un incidente di lavoro. La sua protesta le costò il licenziamento, facendo scattare in lei il desiderio di impegnarsi direttamente, per il riscatto di migliaia di donne in balia del 'rais' di turno.

Troppo per Charifa Beja, che affidò la sua ribellione alla creazione di una associazione di tutela delle raccoglitrici, per interrompere un circuito perverso dove illegalità e abusi sono una costante. Al punto che anche passarsi una bottiglia d'acqua durante il lavoro viene considerato un atto di insubordinazione.

L''Associazione delle donne coraggiose del settore delle fragole - così l'ha battezzata Charifa - è stato il primo seme di una presa di coscienza che ha coinvolto, col passare del tempo, sempre più donne, ora consapevoli di quali sono i loro diritti, anche grazie a programmi di informazione nei villaggi rurali (se ne contano già una trentina raggiunti nell'ambito del programma) per fare sì che sappiano quel che le aspetta e come difendersi.

Anche se il cammino di Charifa Beja, è solo all'inizio, si cominciano a raccogliere i primi risultati positivi, come - ed è solo banale pensare che questo può essere considerato una vittoria - trasporti non più comuni per lavoratori e lavoratrici, informazioni sui contratti, salario minimo.

(ANSAmed).

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