Se hai scelto di non accettare i cookie di profilazione e tracciamento, puoi aderire all’abbonamento "Consentless" a un costo molto accessibile, oppure scegliere un altro abbonamento per accedere ad ANSA.it.

Ti invitiamo a leggere le Condizioni Generali di Servizio, la Cookie Policy e l'Informativa Privacy.

Puoi leggere tutti i titoli di ANSA.it
e 10 contenuti ogni 30 giorni
a €16,99/anno

  • Servizio equivalente a quello accessibile prestando il consenso ai cookie di profilazione pubblicitaria e tracciamento
  • Durata annuale (senza rinnovo automatico)
  • Un pop-up ti avvertirà che hai raggiunto i contenuti consentiti in 30 giorni (potrai continuare a vedere tutti i titoli del sito, ma per aprire altri contenuti dovrai attendere il successivo periodo di 30 giorni)
  • Pubblicità presente ma non profilata o gestibile mediante il pannello delle preferenze
  • Iscrizione alle Newsletter tematiche curate dalle redazioni ANSA.


Per accedere senza limiti a tutti i contenuti di ANSA.it

Scegli il piano di abbonamento più adatto alle tue esigenze.

Marocco: lavoro minorile resta piaga non estirpata

Ci sono progressi, ma fenomeno resta ancora molto presente

23 luglio, 12:20

(di Diego Minuti) (ANSAmed) - ROMA, 23 LUG - Per tutte sono le 'petites bonnes', le ragazzine, spesso ancora bambine, che vanno a servizio nelle case dei ricchi marocchini e che non hanno alcuna tutela. Una piaga vecchissima che la società marocchina, al di là delle dichiarazioni ufficiali e dei provvedimenti di facciata, stenta ad eradicare e che spesso fa mettere il Paese all'indice rispetto alla comunità internazionale. Le statistiche ufficiali sembrano comunque segnare una inversione di tendenza, nel momento in cui, percentualmente, delineano un calo nei numeri del lavoro minorile. Ma, dicono gli esperti, si tratta di dati incompleti o che, più realisticamente, tendono a fare un maquillage della realtà, ad uso e consumo della politica. Bouchra Ghiati, presidente dell'associazione Insaf (fondata nel 1999, in prima linea nella lotta contro lo sfruttamento del lavoro minorile), rispondendo al sito La Vie Economique, contesta le analisi ottimistiche, sostenendo che sono state condotte non su campioni omogenei e, soprattutto, non considerando tutti i settori economici - quindi anche quelli per così dire non tradizionali - in cui i ragazzi vengono utilizzati o, più sovente, sfruttati. L'ampiezza del fenomeno delle domestiche-bambine è vaga: secondo stime diverse il loro numero oscilla tra sessanta ed ottantamila, attingendo soprattutto da quei settori della società marocchina (le aree rurali e quelle suburbane) in cui il reddito anche minimo generato a una ragazza mandata a servizio può essere vitale per la sopravvivenza della sua famiglia.

La lotta al fenomeno viene condotta in maniere diverse. La prima è quella di convincere i 'padroni' a non prendere in casa delle domestiche non ancora adolescenti e che spesso sono vittime di violenze d'ogni tipo, talvolta anche sessuali. La seconda è agire direttamente sulle famiglie delle ragazzine per convincerle a non 'venderle' a famiglie benestanti. Una scommessa che, nel progetto pilota che l'Insaf sta attuando in 22 dei 35 Comuni della provincia di Chichaoua, sembra essere stata vinta poichè la maggioranza delle famiglie povere hanno deciso di non mandare a servizio le loro figlie più piccole. Un risultato che, sebbene limitato ad una singola provincia, fa bene sperare per il futuro. Certo, le difficoltà sono molte perchè, insieme al fatto che le ragazze non faranno le domestiche, dovrebbero essere realizzate delle iniziative (anche in ambito scolastico) che ne possano garantire un cammino 'protetto' nella società. Ma, pur se ancora nettamente insufficiente, ridurre anche se di poco il numero delle 'petites bonnes' è già un merito.(ANSAmed).

© Copyright ANSA - Tutti i diritti riservati