(di Olga Piscitelli)
RABAT - In 17 anni di regno ha cambiato il volto del suo paese. Un viaggio controcorrente per dare più diritti alle donne e ai bambini, introdurre le basi dell'ecologia, contribuire a far nascere una società consapevole che ora protesta civilmente, scoprendo le ancora numerose falle del sistema. È la Festa del trono per Mohammed VI e per il Marocco che il 30 luglio hanno oltrepassato la boa del diciassettesimo anno insieme.
La monarchia alawita, tra le più coriacee del pianeta, pretende di essere di discendenza diretta dal profeta Maometto, e forse anche per questo sente la responsabilità di tenere al centro la barra dell'Islam. Tra i messaggi di auguri, uno dei primi è stato quello del presidente Usa Barack Obama: "Spero lavoreremo insieme per risolvere alcune delle questioni più complesse per la nostra generazione". 'Generazione M6', intanto, in Marocco è il marchio di quanti si identificano con il monarca in continuo movimento, fuori e dentro il paese, per tenere equidistanti le tenaglie della modernità e quella della tradizione. Facile, per un paese i cui abitanti, d'età compresa tra i 10 e i 24 anni, rappresentano oltre il 30 per cento della popolazione. Difficile nello scacchiere maghrebino fortemente compromesso dall'islamismo. La Moudawana, il codice della famiglia varato nel 2004 è ormai assimilato: l'84 per cento dei marocchini si dichiara favorevole a limitare la poligamia. La crescita economica nel 2015 si è stabilita al 4,5%, in lieve flessione, con un riverbero diretto sul mondo del lavoro: 33 mila nuovi posti di lavoro rispetto al 129 mila generati tra il 2003 e il 2012, secondo le stime del governatore della Banca Al Maghreb.
A ottobre ci sono le legislative, quarta tornata elettorale, ma di fatto prima vera prova di democrazia dopo la riforma costituzionale del 2011, spinta dal vento della Primavera araba e adottata per via di referendum. Oggi è giornata di festa nazionale, in 1.272 riceveranno la grazia e c'è attesa per il discorso del re che, anticipano gli analisti dovrà toccare il tema caldo del terrorismo, anticipato al summit dei paesi arabi di Nouakchott, lo scorso 25 luglio, con l'appello all'unità del mondo musulmano, poi, il rientro del Marocco in seno all'Unione africana e dunque la questione del Sahara Occidentale, ma soprattutto c'è da scommetterci la partecipazione dei cittadini alla nuova politica.