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Terrorismo: Binebine, solo bellezza può salvarci

E per la COP22 regala a Marrakech "Giù le mani dal mio pianeta"

08 novembre, 10:28

(di Olga Piscitelli) (ANSAmed) - RABAT, 8 NOV - Nella bella casa di Targa, a qualche chilometro dalla Medina di Marrakech le sue sculture raccontano l'ansia dell'uomo contemporaneo. Anche la sua creatura più recente, 'Touche pas à mon globe' ('Giù le mani dal mio pianeta'), un gigante di bronzo abbarbicato al pianeta Terra esposto in questi giorni nel giardino delle sculture per la COP22. Mahi Binebine, artista a tutto tondo, scrittore, ex insegnante di matematica, riflette sull'attualità, sulla politica, sull'islam e sul terrorismo. "Combattere il terrorismo - dice - è affare di tutti, non soltanto di uno Stato o della polizia. Il Marocco è un paese attento, può sembrare lontano dalla politica, le elezioni non hanno un gran successo di pubblico, diciamo, ma la società civile alla fine si muove sempre per tempo". Cita il caso del pescivendolo stritolato dal camion di rifiuti, qualche giorno fa, "non è la miccia di una rivoluzione, ma un senso di giustizia che si fa largo tra i cittadini".

Il suo romanzo 'Il grande salto' (Rizzoli) si ispira alla cronaca più sanguinosa, gli attentati di Casablanca del 2003.

Tredici anni dopo, la storia di quei ragazzi di slum, cresciuti tra sporcizia e lamiere e diventati kamikaze, continua a suscitare grandi emozioni. "Ho ricevuto molto da quel libro, tanto che mi sono sentito in dovere di rendere parte di quel che mi ha donato. Nella bidonville dove tutto ha avuto inizio, ho aperto un centro culturale per ragazzi. Oggi ospita 1000, tra bambini e adolescenti. E non c'è artista che anche se solo di passaggio in città, non accetti di far tappa lì, nella scuola che si chiama come il titolo originale del libro, 'Le stelle di Sidi Moumen'. In effetti abbiamo un programma da far invidia ai migliori teatri del paese, alle gallerie d'arte, alle biblioteche. Tutto mosso dal volontariato e dagli sponsor che sostengono il progetto".

Tra i meriti del libro che, tradotto in arabo ha anche scatenato proteste e lettere minacciose contro l'autore, c'è quello di aver svelato con semplicità il punto zero della disperazione: "la mancanza di cultura prima ancora che di soldi rende quei ragazzi vulnerabili. Non è la religione che li spinge al martirio, non solo. I kamikaze non sono mostri, sono ragazzi.

La mafia islamista ha capito che quei ragazzi hanno bisogno di tutto, vende loro sogni: 70 vergini, miele che cola dagli alberi, nel Paradiso, qui, intanto, lavoro e soldi. È proprio come la mafia italiana si è radicata tra la gente. Si è inserita in quel vuoto. Ha colmato la fame, ha illuso i giovani. Ha occupato la terra di nessuno".

Binebine ha impressa nella mente l'istantanea di quel suo primo ingresso nel paese del nulla. "Mi ero immaginato una baraccopoli come tante, quando ho varcato il confine dove mai poliziotto aveva osato metter piede, ho scoperto una città di 300 mila abitanti - ricorda - Niente acqua potabile, né sistema fognario, accompagnato da un amico nato lì e perciò guida eccezionale, per prima cosa ho visto un campo di calcio. I bambini che stavano giocando erano felici come stelle del football. Mi sono detto: ecco gli eroi del mio prossimo libro".

Dopo gli attentati di Casablanca, il Marocco ha avviato il programma 'zero bidonville', un ambizioso progetto che punta a sostituire le case di lamiera con edifici in muratura, costruire strade e infrastrutture. "Un programma attuato solo in parte - continua Binebine - a volte i nuovi edifici sono brutti come le baracche, alveari messi uno accanto all'altro. È un inizio, molto resta ancora da fare, ci vorranno due o tre generazioni per risolvere il problema. Non solo in periferia. Nella medina di Marrakech ci sono dieci scuole abbandonate. Ho chiesto come mai, mi hanno detto che è colpa del turismo, la città vecchia si svuota di residenti e si popola di gente di passaggio. E allora come mai tanti ragazzini per strada? Così ho deciso di recuperare quelle scuole, riaprirle, farne centri culturali, come quelli già avviati a Tangeri e Fes e in costruzione a Essaouira e Tan Tan. Tante nuove stelle, per accogliere i ragazzi che altrimenti non saprebbero dove andare. Guardare un film, osservare un'opera d'arte, imparare a leggere, qui non sono cose scontate". "La bellezza - sostiene Binebine - può salvarci. Anche dal terrorismo". Per questo, nel tourbillon della Conferenza Onu sul clima che coinvolge la sua città, contribuisce a diffondere il bello nei tanti modi della sua arte. "La scultura che ho donato a Marrakech fa parte del contributo di 22 artisti per la Cop22: un giardino di opere in pieno centro, aperto a tutti, purché si passi lì davanti".

(ANSAmed).

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