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Festival lingua araba, 'ritrovare generosità Mediterraneo'

L'appello dell'ambasciatore di Rabat,fra ospiti Cattolica Milano

09 marzo, 19:48

L'aperta del Festival della lingua araba alla Cattolica di Milano (foto do Olga Piscitelli) . L'aperta del Festival della lingua araba alla Cattolica di Milano (foto do Olga Piscitelli) .

(di Olga Piscitelli)

MILANO - L'arabo e l'Europa non sono mai stati così vicini. Si apre all'insegna del dialogo la terza edizione del Festival della lingua araba, in corso fino all'11 marzo nelle aule dell'Università Cattolica di Milano. Con il saluto del prorettore dell'Università Cattolica Mario Taccolini e del preside della facoltà di scienze linguistiche, Giovanni Gobber, il festival è entrato oggi nel vivo, con i suoi 55 ospiti, in arrivo da 8 paesi, giunti per raccontare letteratura e scienza, storia e arte nei loro multiformi legami.

"Siamo qui per conoscerci - dice l'ambasciatore del regno del Marocco, Hassan Abouyoub - e lo strumento che abbiamo a disposizione è l'arabo. La lingua araba è un patrimonio comune che viene da una lingua più antica, l'aramaico". Cita l'imperatore Caracalla, che nel suo paese ha fondato tre grandi città: "Se oggi cercassimo di definire la sua cittadinanza sarebbe un siriano - dice -. Abbiamo il compito di restaurare il patrimonio comune, che per me maghrebino comprende vasti orizzonti: c'è il codice di Giustiniano nella mia formazione di giurista, insieme alla sharia. Nella nostra Costituzione del 2011 è detto che il Marocco è plurale. Questa credo sia la strada giusta per il Mediterraneo. Cancelliamo i paesaggi di violenza, di non accettazione dell'altro. Il restauro del Mediterraneo nella sua generosità è l'unica strada per riconciliare tutti. L'economia del mondo sarà sempre più un'economia del sud o non sarà".

"Perché dovremmo imparare l'arabo?", è la provocazione di Walid Heidar, console del Libano a Milano, decano del corpo diplomatico in città. "Per conoscere una cultura, dobbiamo conoscerne la lingua. L'arabo è la madre della scienza moderna, basta citare Avicenna, per esempio. Non è solo questione di nostalgia o bellezza, è anche il modo per capire le sfide del presente". Wael Farouq, docente di arabo e ideatore del Festival, si dice "orgoglioso di tutte queste presenze, ciascuna ambasciatrice della propria cultura". Poi sottolinea il ruolo centrale dell'Università Cattolica. "l'ateneo che ha assunto l'impegno di aprirsi ai valori della scienza e della cultura araba, piuttosto che l'invito a chiudersi su se stessa, nella paura dell'altro".

Il programma include approfondimenti sul tema della traduzione e interventi di intellettuali come Mohammed Berrada e Salah Fadl tra gli intellettuali di punta della cultura araba contemporanea. Venerdì 10 il Marocco sarà protagonista con due eventi, uno dedicato alla fotografa Leila Alaoui e l'altro allo scrittore e scultore Mahi Binebine (Il Grande salto, Rizzoli). C'è attesa per il salone del libro arabo. Il programma della manifestazione è consultabile sul sito unicat.it (ANSAmed).

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