(ANSAmed) - RABAT, 8 GIU - È sceso in piazza per dialogare con quanti protestavano per l'aumento ingiustificato dei prezzi, ma il suo gesto gli è costato il posto. Il ministro delegato agli Affari Generali Lahcen Daoudi (Pjd, partito filo islamista di maggioranza) è stato costretto a presentare le dimissioni, fatto questo che rischia di aprire una crisi istituzionale e ha già sollevato una discussione sulla rappresentanza democratica in Marocco. Da oltre un mese e mezzo, ormai, una campagna di boicottaggio serpeggia tra scaffali di supermercati, piccoli negozi del souk e distributori di benzina. I prezzi dell'acqua in bottiglia 'Sidi Ali', del latte 'Centrale Danone' e della benzina 'Afriquia' sono giudicati troppo alti in rapporto allo stipendio sindacale di base che in Marocco è di 3.000 dirham, pari a quasi 300 euro mensili. Il boicottaggio, 'madawikh' in arabo, diretto principalmente contro tre colossi del mercato, cresce in linea e si nutre della velocità della rete. Il governo interviene per invitare i cittadini a fermare il boicottaggio, anche perché - sottolinea chi protesta - il proprietario di Afriquia' siede tra i banchi del Parlamento, accusato dunque di fare gli interessi delle grandi aziende. Man mano, il boicottaggio si estende su altri beni di consumo, quali il pesce, e in particolare le sardine, alla base di uno dei piatti più diffusi in Marocco. Un paese con oltre 4 mila chilometri di coste ha visto triplicare il loro prezzo proprio durante il Ramadan, mese sacro del digiuno. Inutile cercare di correre ai ripari: l'acqua, rimasta a bancali nei supermercati, è scesa leggermente di prezzo, le sardine sono calate della metà. 'Centrale Danone' non prende in considerazione la possibilità di abbassare i prezzi, subisce lievi contraccolpi in borsa, è costretta ad acquistare il 30 per cento in meno di latte dagli allevatori locali e a seguito della crisi non rinnova i contratti a termine degli impiegati marocchini. È a questo punto che la protesta esce dalla rete e diventa visibile a Rabat, dove martedì si organizza un sit-in pacifico davanti al Parlamento. La tensione era già alle stelle; il ministro della Pesca e dell'Agricoltura, Aziz Akhannouch, presidente di Afriquia, tra gli uomini più ricchi del Paese, si era schierato con 'Danone'. Il ministro dell'Economia aveva soffiato sul fuoco definendo i manifestanti "deficienti", perché "non si rendono conto delle possibili conseguenze economiche". A fine maggio il primo ministro El Othmani, in una nota pubblica scrive: "evitiamo ulteriori danni alle imprese, ai loro partner e a quanti investono in Marocco".
La presenza del ministro dimissionario al sit-in di protesta arriva come ciliegina sulla torta. "Ho sempre messo l'interesse della nazione prima di ogni cosa, e l'interesse del partito prima di quello personale. Non sono nato ministro e non devo esserlo per sempre", è la dichiarazione di Daoudi. Il Partito della giustizia e dello sviluppo ne apprezza il passo indietro e in una riunione urgente della segreteria accetta all'unanimità le sue dimissioni. Ora spetta al re formalizzarle, come previsto dalla Costituzione.
"Le dimissioni di Daoudi sono la premessa per le dimissioni di governo", si legge su Twitter, e, ancora: "una testa dopo l'altra, finché non capiscono il valore del boicottaggio".
'Lahcen Daoudi martire della centrale del latte', titola il quotidiano in arabo Al Massae. 'Il boicottaggio del latte fa cadere il ministro del governo El Othmani', strilla in prima Al Akhbar, giornale vicino al Pjd, che parla di "comportamento irresponsabile". Soltanto Al Ahdath Al Maghribia, il più a sinistra, sembra prendere le difese del ministro che compare in foto, in prima pagina con una mano sulla bocca e il titolo: "Il prezzo del coraggio".(ANSAmed).