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Marocco: 20 anni al leader della protesta del Rif

Condannato movimento che chiedeva investimenti per il Nord

27 giugno, 11:19

(ANSAmed) - RABAT, 27 GIU - Venti anni al leader della protesta del Rif. La sentenza per i 53 detenuti dell'Hirak, il movimento che ha infiammato il nord del Paese da ottobre 2016 a maggio 2017, è arrivata dopo 8 mesi di processi e più di 80 udienze.

Nasser Zafzafi, il disoccupato di 39 anni che via Facebook e YouTube ha chiamato a raccolta migliaia di manifestanti contro le miserevoli condizioni di lavoro e di vita in una delle zone più povere del Marocco, è stato riconosciuto colpevole di attentato alla sicurezza dello Stato, secondo l'articolo 201 del codice penale che prevede per questo reato fino alla pena di morte. Per gli altri sostenitori della causa, le pene vanno da 15 anni (3 condanne) a 10 (7 condannati) a uno, e a un'ammenda pari a circa 400 euro, a seconda del grado di coinvolgimento. I detenuti si sono rifiutati di seguire la requisitoria di 1950 pagine tese a dimostrare la presunta violenza degli attacchi, testimoniata dalle ferite inferte a 604 poliziotti, 178 agenti e 120 gendarmi, e dagli incendi che hanno devastato le città nel corso delle numerose manifestazioni, con danni calcolati in 630 mila euro. Il dito del procuratore generale è stato puntato soprattutto contro il nichilismo di un movimento "gonfiato dalla Rete", che "rifiuta il dialogo" e finisce per dare al mondo l'idea di "uno Stato dittatore e corrotto, un governo mafioso, partiti azienda e associazioni mercenarie".

Il collegio della difesa, pronto a fare appello, commenta con durezza: "Condanne troppo severe, lo Stato ha perso l'occasione di rispettare i diritti umani e le libertà essenziali".

Zafzafi era balzato alla guida del movimento, per la sua capacità oratoria, dopo aver interrotto la predica di un imam nella moschea di El Hoceima, la cittadina cuore della protesta, che ha scosso la regione del Rif, da sempre ribelle e indipendentista. Le manifestazioni erano scoppiate a ottobre del 2016, subito dopo la morte di un pescatore di frodo che per difendere il suo carico di pesce, sequestrato dalla polizia e destinato alla discarica, s'era gettato nel camion tritarifiuti.

(ANSAmed).

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