MADRID - Nuova stretta del governo socialista spagnolo nella politica migratoria. La polizia nazionale ha rimandato in Marocco i 116 sub-sahariani che mercoledì sono riusciti a passare il confine dopo l'assalto alla frontiera di Ceuta. Per i respingimenti applicati dopo 24 ore, e ribattezzati 'express' dai media iberici, la Spagna ha fatto ricorso a un accordo firmato nel 1992 con il Marocco, che prevede l'espulsione in meno di 10 giorni dei cittadini di Paesi terzi entrati illegalmente in territorio spagnolo dal Paese magrebino, fino a oggi applicato in rarissime occasioni per la resistenza di Rabat a riammetterli. E che ha suscitato le critiche di Amnesty International, della Comision Española de Ayuda a los Refugiados (Cear) e del Difensore del Popolo, per i quali le espulsioni possono rappresentare "una violazione dei diritti umani dei migranti e potenziali richiedenti di asilo". Soltanto due minori fra gli oltre cento sub-sahariani riusciti a scavalcare la doppia barriera di protezione frontaliera, giunti tre giorni fa al Centro di soggiorno temporaneo (Ceti) di Ceuta, sono stati accolti nella città autonoma. Gli altri sono stati rimandati su autobus in territorio marocchino, dopo l'identificazione alla presenza di legali e la notifica di ordini di espulsione, informano fonti di polizia citate da El Pais. L'identificazione alla presenza di legali si differenzia dai respingimenti immediati alla frontiera per i quali la Spagna è stata condannata dalla Corte Europea per i diritti umani. Tuttavia, per le Ong il cambiamento di politiche migratorie del governo, con l'iter accelerato di espulsione nel giro 24 ore, "impedisce l'accertamento adeguato di persone in situazione di vulnerabilità o bisognose di protezione internazionale", come segnalano fonti di Cear in una nota.