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Papa: non mi piace dire 'migranti, ma 'persone migranti'

'Siamo caduti nella cultura dell'aggettivo'

03 aprile, 15:41

CITTA' DEL VATICANO - "A me non piace dire 'migranti': a me piace più dire 'persone migranti'. Sapete perché? Perché 'migranti' è un aggettivo, invece 'persone' è un sostantivo. Noi siamo caduti nella 'cultura dell'aggettivo': usiamo tanti aggettivi e dimentichiamo tante volte i sostantivi, cioè la sostanza. L'aggettivo va attaccato a un sostantivo, a una persona. Cioè migrante no, una persona migrante. Così c'è rispetto, per non cadere in questa cultura dell'aggettivo, che è troppo liquida, troppo gassosa". Lo ha detto Papa Francesco.
"Particolare attenzione ho dedicato alla questione migratoria, sia parlando alle Autorità, sia soprattutto nell'incontro specificamente dedicato ai migranti", ha detto Francesco a proposito del suo viaggio in Marocco. "Alcuni di loro - ha ricordato - hanno testimoniato che la vita di chi emigra cambia e ritorna ad essere umana quando trova una comunità che lo accoglie come persona. E questo è fondamentale".
Proprio a Marrakech, in Marocco, "nel dicembre scorso è stato ratificato il 'Patto mondiale per una migrazione sicura, ordinata e regolare'. Un passo importante verso l'assunzione di responsabilità della comunità internazionale. Come Santa Sede abbiamo offerto il nostro contributo che si riassume in quattro verbi: accogliere, proteggere, promuovere e integrare".
"Non si tratta di calare dall'alto programmi assistenziali - ha sottolineato Francesco -, ma di fare insieme un cammino attraverso queste quattro azioni, per costruire città e Paesi che, pur conservando le rispettive identità culturali e religiose, siano aperti alle differenze e sappiano valorizzarle nel segno della fratellanza umana". "La Chiesa in Marocco è molto impegnata nella vicinanza ai migranti - ha quindi aggiunto -; perciò ho voluto ringraziare e incoraggiare quanti con generosità si spendono al loro servizio realizzando la parola di Cristo: 'Ero straniero e mi avete accolto'".

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