Lo ha annunciato il ministro della Pesca e dell'economia marittima, Ould Nany Chrougha, che, nel corso di un evento che si è svolto a Nouakchott (di cui riferisce l'Ani), ha anticipato che lo Stato si occuperà solo delle sue funzioni sovrane e delle attività di regolazione e controllo.
Per il ministro, obiettivo della nuova strategia è quello di ''sviluppare la ricerca scientifica'', al fine di ''rafforzare la sua capacità e migliorare il controllo della pesca''. Questo per combattere meglio il fenomeno di quella illegale. Con i nuovi criteri, inoltre, si consolideranno gli strumenti di controllo, ''per garantire la salute e la qualità e la sicurezza dei nostri prodotti''.
Appare evidente che la nuova strategia, motivata anche dalle grandi prospettive che il settore può vantare, dovrà consentire di aumentare il suo potenziale potere di attrazione per investitori privati, che potrebbero essere ''ingolositi'' da una presenza meno ingombrante del pubblico.
Ma lo Stato, se da un lato renderà progressivamente meno invasiva la sua presenza nel settore della pesca, dall'altro si farà carico di una serie di iniziative mirate ad aumentare le capacità del settore. Iniziative che, ad esempio, si tradurranno - con grandi benefici soprattutto per la pesca artigianale - nella realizzazione di infrastrutture e servizi di base lungo la costa ed anche con la creazione di unità industriali nel settore degli impianti di trasformazione, grazie anche alla istituzione di un marchio nazionale per i prodotti ittici mauritani.
Ma queste iniziative rischierebbero di influire solo marginalmente nel settore della pesca senza altri interventi, che sono stati invece annunciati dal ministro Chrougha e che passeranno per il rafforzamento del trasporto marittimo e fluviale, per l'adozione di un sistema di sicurezza navale e di impianti e riorganizzazione traffici marittimi. Allo studio anche lo sviluppo di strumenti di solidarietà (come le pensioni e il sistema di sicurezza sanitaria) ritenuti oramai non più rinviabili. (ANSAmed).