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Italia guida missione Onu in Sahel, 'una regione chiave'

Da lì arriva l'80% dei flussi migratori verso il Mediterraneo

24 ottobre, 09:20

(di Valeria Robecco) (ANSAmed) - NEW YORK, 23 OTT - Nel Sahel serve più collaborazione nella lotta al terrorismo e ai traffici illeciti di persone, droga ed armi. Solo così si può garantire quella stabilità della regione che e' fondamentale per gestire e bloccare i flussi di migranti attraverso il Mediterraneo. E' l'esito della missione del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite nei paesi del Sahel, guidata dall'Italia insieme a Francia ed Etiopia. Una missione particolarmente importante proprio per il nostro Paese alla vigilia del mese di presidenza italiana dell'organo Onu, a partire dal primo novembre.

Proprio dal Sahel proviene circa l'80% dei migranti che arriva sulle coste italiane dopo i lunghi e pericolosissimi viaggi della speranza attraverso il Mediterraneo. Gli ambasciatori a guida della missione si sono recati prima in Mali e Mauritania, dove hanno incontrato i rispettivi presidenti. A Bamako hanno partecipato poi ad un incontro con il Comitato dei seguiti per l'Accordo di pace in Mali, che raggruppa le parti firmatarie dell'intesa e la mediazione internazionale. Gli ambasciatori hanno visto i rappresentanti di Minusma, delle missioni Ue Eucap, Eutm e Barkhane, tra i principali partner internazionali impegnati a garantire la sicurezza nella regione. Proprio da qui e' emersa la necessità di garantire un forte coordinamento tra le iniziative in atto. I delegati hanno fatto visita a Sevare' (Mali), al quartier generale della Forza G5, creata da Burkina Faso, Mali, Mauritania, Niger e Ciad per il contrasto al terrorismo e ai traffici illeciti nella regione. E che dovrebbe bloccare la tratta di esseri umani prima che entrino in Libia. Per l'ambasciatore Sebastiano Cardi, rappresentante permanente al Palazzo di Vetro, si e' trattato di una tappa fondamentale, che ha permesso di acquisire importanti elementi sullo stato di avanzamento nella costituzione del G5, sulle sue implicazioni strategiche e i bisogni in termini di equipaggiamento e formazione.

Anche il presidente del Burkina Faso, Roch Marc Christian Kaboré, incontrando gli ambasciatori nella capitale Ouagadougou, ultima tappa della visita, ha ribadito come sia più che mai necessario avanzare speditamente nel progetto G5, auspicando il sostegno delle Nazioni Unite. Soprattutto viste le allarmanti prospettive sulla sicurezza della regione e il loro forte impatto sui fragili equilibri del Paese. (ANSAmed).

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