''Passato il clamore iniziale delle primavere arabe - ha dichiarato Riccardi - e' un po' che l'Europa, sia per paura, sia per mancanza di interesse, non si pone questa domanda: dove va il Mediterraneo?''. Secondo l'ex ministro e storico, finite le stagioni del colonialismo e della guerra fredda, e morte le grandi ideologie politiche, il mare nostrum ha progressivamente perso l'interesse dell'Europa, che si e' ''avvitata su se stessa''. Da questa ''introversione mortale'' l'Europa puo' uscire solo ''riaccendendo i riflettori sul Mediterraneo, senza rassegnarsi alla propria irrilevanza politica''. ''La visione europea del Mediterraneo - ha rincarato Mazzei, richiamandosi al volume presentato - e' vaga e ambigua, frutto di volontarismo da una parte e senso di colpa dall'altra.
L'Europa - ha concesso l'orientalista - ha fatto qualche tentativo, come la dichiarazione di Barcellona nel 1995 o l'Unione per il Mediterraneo di Sarkozy. Ma la verita' e' che ci mancano non solo una visione scevra di pregiudizi, ma persino le strutture mentali per costruire una nuova immagine del Mediterraneo, che consenta di comprendere appieno gli sconvolgimenti degli ultimi tre anni''. Parole che trovano eco in quelle di Bertinotti, il quale ha denunciato la ''supponenza'' e le ''lacune della politica e della cultura europee nei confronti del mondo arabo e musulmano''. Se la riva nord non parla con la riva sud e' perche' non sa che cosa dire. La vede cosi' Rizzi, che ha chiuso l'incontro con una constatazione amara: ''Il Mediterraneo si trova attualmente in uno stato d'indifferenza. Il Mediterraneo e' fermo''. La cultura, pero', puo' riscattare la regione, a patto di farsi ''concreta'': ''La storiografia deve fare un passo avanti e superare gli schemi interpretativi prodotti e applicati finora''. La chiave per capire dove sta andando in Mediterraneo e' tutta li'. (ANSAmed).