La Bei finanzia dunque progetti per il miglioramento degli standard, così da avvicinare sempre più questi paesi alla Ue.
"Si dice che il 2025 dovrebbe essere il possibile anno di ingresso di Serbia e Montenegro nell'Unione - spiega Rivellini - ma nonostante questi due stati siano più avanti di altri, il 2025 è un orizzonte che riguarda tutti i sei paesi dei Balcani occidentali, ed è possibile che altri paesi riusciranno anche a superare Serbia e Montenegro. In questa parte del mondo certe pratiche devono essere unitarie, perché più ci sono differenze, più aumentano i rischi di criticità a livello locale".
"Il tema principale è che la Bei si adopera per rafforzare lo stato di diritto - spiega - consolidando i sistemi regolatori degli appalti, quelli giudiziari, per dare certezze ad investitori nazionali ed internazionali. Per avere risultati concreti in questi settori".
Un progresso auspicato di pratiche economiche e di governance che necessariamente non si rivolge alle comunità migranti. "Noi - sottolinea Rivellini - vogliamo consolidare la resilienza di questi paesi davanti alla crisi migratoria, le loro attrattive per il mercato, generando posti di lavoro non solo per le grandi opere ma anche più a lungo raggio, per esempio aiutando le banche locali che a loro volta sostengono le Pmi, fondamentali in queste economie. E quindi favorendo anche il modo con cui i paesi gestiscono le comunità più vulnerabili, migranti e non solo".
Come in Albania, dove la Bei sostiene il microfinanziamento per settori di cui possono beneficiare lavoratori locali e migranti, o come in Serbia, dove la Bei sostiene il rifacimento della rete fognaria in aree periferiche di Belgrado dove vivono nomadi e rifugiati rimasti bloccati. "In poche parole un aiuto concreto alla qualità della vita dei cittadini dei Balcani e delle loro comunità locali", spiega Rivellini. (ANSAmed).