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Terrorismo: appello per un Piano Marshall nel mondo arabo

Finanziato da petromonarchie, contro povertà ed estremismo Isis

11 settembre, 15:15

(di Alessandra Antonelli) (ANSAmed) - DUBAI, 11 SET - Mentre Washington e' impegnata in Medio Oriente in cerca dell'appoggio degli alleati del Golfo petrolifero per la creazione di una coalizione internazionale che confronti l'Isis, dal Bahrein si leva l'appello per un piano Marshall della regione che argini sottosviluppo e poverta', coltura per tutti gli estremismi.

"Abbiamo bisogno di un piano di sviluppo pan-arabo finanziato dai Paesi arabi ricchi," ha dichiarato Ibrahim Dabdoub, vice presidente della banca internazionale del Qatar durante una conferenza di economisti e banchieri organizzata dall'Istituto di Studi Strategici di Manama.

Il piano, sulla falsariga di quello che risollevo' l'Europa dopo la seconda guerra mondiale, prevede un investimento di 100 miliardi di dollari in cinque anni per finanziare programmi di sviluppo finalizzati e strettamente monitorati, ha delineato Dabdoub.

La proposta rilancia su grande scala iniziative gia' intraprese dai paesi del Consiglio di Cooperazione del Golfo (Ccg) dal sorgere delle primavere arabe.

Oltre a piani nazionali per risollevare le regioni piu' povere dei rispettivi paesi il blocco delle sorelle petrolifere - Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti, Kuwait, Qatar, Bahrein, Oman) hanno stanziato 10 miliardi di aiuti per i membri piu' instabili (Oman e Bahrein) e ancora, 20 miliardi all'Egitto del dopo-Morsi e Fratellanza musulmana.

La minaccia piu' incisiva, e gia' alle porte dell'Arabia Saudita e della Giordania, e' ora l'Isis, lo Stato islamico, contro l'espansione del quale il segretario di stato Usa John Kerry ed il ministro della difesa Chuck Hagel sono volati in Medio Oriente.

L'obiettivo, quello di formare una grande coalizione regionale, paesi del Ccg in testa ma che comprenda anche Giordania ed Egitto.

Un fronte militare, diretto ed indiretto, ma anche finanziario, nel recidere le vie di finanziamento, giudiziario e culturale per frenare le partenze dei combattenti e controbattere alla propaganda jihadista.

La richiesta americana giunge tuttavia in un momento delicato nei rapporti tra Golfo e Washington. Le esitazioni del presidente Obama nella politica americana nella regione ed il non sufficiente sostegno fornito ai ribelli siriani della prima ora voluto invece dall'Arabia Saudita, hanno segnato la fiducia nell'amministrazione Usa. La minaccia violenta dell'Isis alle monarchie stesse, tuttavia, potrebbe essere un buon collante per l'iniziativa americana.(ANSAmed).

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