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Mo: nel cantiere-Ramallah, dove il business e' "patriottico"

Imprenditorialita' e sviluppo, l'altra faccia dei Territori

20 luglio, 18:07

(di Silvana Bassetti) (ANSAmed) - RAMALLAH, 20 LUG - Ramallah sembra un vasto cantiere: nuovi edifici ed interi quartieri di pietra bianca sono in costruzione nella citta' sede dell'Autorita' Nazionale Palestinese (Anp) e il Grand Park Hotel e' in piena ristrutturazione. ''Stiamo costruendo il Paese - spiega Mohammed Zomlot, general manager dell'albergo di lusso - Nonostante le incertezze voglio essere parte di questo progetto''. Come lui, Ramallah e una certa classe imprenditoriale palestinese ambiscono a essere l'immagine di un'altra Palestina, competente e dinamica, spesso ignorata dalla stampa che ''continua a diffondere quasi esclusivamente la visione di una terra teatro di tensioni e conflitti'', si lamenta Amal Daraghmeh Masri, responsabile del Palestine Business Focus Magazine.

Nella citta' e altrove in Cisgiordania, nessuno nega le tensioni e le conseguenze di un processo di pace israelo - palestinese praticamente arenato dal 1993 (accordi di Oslo), dell'estensione degli insediamenti dei coloni israeliani, ma anche delle divisioni tra palestinesi e dei contraccolpi di una crisi che comincia a mordere fra la gente oltre che nel bilancio dell'Anp. Inoltre, le imprese devono gestire i limiti imposti dall'occupazione israeliana e le carenze dell'amministrazione locale.

Eppure traspare una volonta' di andare avanti e di essere parte attiva dello sviluppo dell'economia palestinese: e' il ''business patriottico''. Il Grand Park Hotel ne e' un elemento.

Il suo rinnovo e' finanziato dal Palestine Investment Fund (Pif) che gestisce gli investimenti pubblici palestinesi, con un capitale portato nel 2011 a 625 milioni di dollari. ''Il nostro obiettivo e' duplice: far fruttare i nostri investimenti, e favorire lo sviluppo economico'', spiega il presidente e Ceo del Pif, Mohammad Mustafa, 58 anni sottolineando la volonta' di ''creare lavoro'' per i circa 4milioni di palestinesi della Cisgiordania e di Gaza. ''Non e' facile per i privati fare qui' quello che il settore privato compie in altri Paesi'', precisa Mustafa ma tra i successi cita la nascita di Wataniya Mobile, operatore di telefonia mobile palestinese. ''Sono stati necessari lunghi e difficili negoziati con Israele affinche' rilasciasse lo spettro necessario'': adesso la compagnia conta 520mila clienti ed e' quotata in borsa, la Palestine Exchange (Pex), operativa dal 1995. Altro attore chiave nel settore delle telecomunicazioni e' il Paltel Group, ''figlio'' di Padico, la holding fondata dal magnate Munib Al-Masri nel 1993 per sviluppare l'economia palestinese, investendo in settori economici vitali. ''Padico e' nato come un progetto patriottico per sostenere gli accordi di Oslo e il processo di pace, per costruire un paese, creare posti di lavoro e incoraggiare i palestinesi a tornare'', spiega Masri, 77 anni, amico di Yasser Arafat e discreto protagonista della vita politica locale.

Malgrado una crescita del Pil palestinese reale del 10% circa l'anno scorso, Samir Hulileh, Ceo di Padico, non nasconde tuttavia le difficolta'. Legate, dice, all'occupazione militare - ed in particolare al controllo che Israele continua a mantenere sull'Area 'C', ovvero su circa il 60% della Cisgiordania - come pure alla crisi finanziaria che torna ad affliggere il governo dell'Anp alla luce del declino del sostegno internazionale.

In reazione ai tagli, il governo ha accresciuto la pressione sul settore privato, afferma Hulileh. Mentre l'altra autorita', quella israeliana, ''limita la nostra capacita' d'attirare investitori, turisti e visitatori stranieri''. ''Noi comunque ci sentiamo responsabili - conclude - e dobbiamo andare avanti'' nel miglior modo possibile. Anche per la gioventu' che qui cerca e non trova lavoro: come testimonia la crudezza dei dati secondo i quali, ancora l'anno scorso, il 53,5% delle giovani donne e il 32,2% dei giovani uomini risultavano disoccupati. (ANSAmed).

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